Oltre alla celebrazione delle imprese sportive, ferve il dibattito sulla ‘reale’ appartenenza di Sinner alla cultura italiana: c’è l’annuncio
È stato un dibattito che, come un fiume sotterraneo mai uscito in superficie, è rimasto sopito lì, sottoterra. Di tanto in tanto, quando se ne è presentata l’occasione, è stato tirato fuori per supportare tesi osteggiate da alcuni con la stessa forza con la quale sono state denunciate dai primi.
Stiamo parlando di Jannik Sinner e dell’incredibile polemica – di cui francamente, proprio ora, non se ne sentiva il bisogno – sul fatto che non sia completamente italiano. Che ‘non parli come noi’. Addirittura, e parliamo di prestigiose firme del giornalismo sportivo italiano, che ‘non esulti come noi’. Che sia un qualcosa di ‘altro da noi’.
Ma che proprio per questo avrebbe raccolto l’incredibile consenso esploso in tutta la sua passione alle ATP Finals di Torino. Lasciando per un attimo da parte questa quantomeno curiosa analisi socio-antropologica a firma Giancarlo Dotto sulla Rosea, il dibattito ferve anche sui social e tra i banconi dei bar.
Gli schieramenti dovrebbero ormai essere chiari. Da una parte ci sono quelli che non riconoscono a Jannik e in Sinner un senso di italianità molto sviluppato. Dall’altra ci sono i fautori dell’esaltazione delle differenze culturali, di backgorund sociale, di abitudini e di linguaggio. A questo secondo partito si è iscritta certamente Dorothea Wierer, la super campionessa italiana, nata e cresciuta a Brunico, in pieno Alto Adige, che ha detto la sua ai microfoni di Eurosport.
Biatleta tre volte campionessa mondiale a livello individuale e due volte vincitrice della Coppa del Mondo di biathlon, la 33enne altoatesina ha dichiarato di non aver mai conosciuto personalmente il campione italiano, ma questo non le ha impedito – essendoci passata ella stessa – di farsi una precisa idea sull’argomento.
La presunta non (o poca) italianità di Jannik è stata assolutamente respinta dalle parole che la bella atleta ha pronunciato recentemente.
“Quando sento parlare di queste cose da una parte sono molto triste e arrabbiata. Capisco che negli anni ci sono stati dei conflitti, dei problemi, ma dobbiamo guardare oltre. Siamo nel 2023, non nel medioevo. Ci saranno sempre persone che si sentono diversamente non italiani, ma è ora di dire basta“, ha esordito.
“Essendo una squadra nazionale ci sono anche atleti che provengono da regioni diverse, con dialetti diversi e abitudini distinte. Bisogna accettare che ognuno abbia la propria storia. Bisogna essere un po’ aperti“, ha concluso la campionessa.
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