Jannik Sinner, alla vigilia delle Atp Finals, ha rilasciato un’intervista in cui racconta soprattutto la sua dimensione più intima e privata
Uno Jannik Sinner a tutto tondo, consapevole della sua forza e pronto ad affrontare quello che finora è l’appuntamento più importante della sua carriera. Il ventiduenne tennista italiano, da qualche settimana salito al quarto posto del Ranking Atp, è a Torino per disputare il torneo più atteso di fine anno.
Sinner ha conquistato sul campo il diritto a disputare la kermesse delle Atp Finals, l’evento che mette di fronte solo i primi otto giocatori della classifica mondiale pronti a contendersi la vittoria finale. A poche ore dal suo primo incontro (poi vinto) con il greco Tsitsipas, Sinner ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera.
Una lunga e dettagliata confessione, una chiacchierata a cuore aperto in cui il talento di San Candido, miglior tennista italiano dai tempi di Adriano Panatta, ha offerto il lato più intimo e privato di sé e della sua vita. Alla fine ciò emerge e si compone è il ritratto di un ragazzo semplice e genuino come tanti giovani della sua età, che riesce più di prima a gestire la sua vita, quella sì molto diversa da quella dei suoi coetanei.
Sinner, la dichiarazione lascia tutti a bocca aperta: “Ho pianto quando…”
“Mi piace passare il tempo a divertirmi con i miei amici di sempre, quelli che quando mi chiamano mi chiedono ‘come stai?’. Stiamo le ore a non fare niente e a sparare cavolate, loro ci sono sempre per me e io per loro“. Gli amici veri, quelli che lo chiamano in modo disinteressato e non per vantarsi di conoscere e frequentare uno dei più grandi tennisti al mondo.
Il pubblico è abituato a conoscere il campione, l’atleta feroce e determinato a centrare grandi obiettivi. Pochi, anzi pochissimi sanno che invece Jannik Sinner è anche un ragazzo pronto a commuoversi. Come quella volta in cui seppe della scomparsa del nonno, un evento luttuoso accaduto quasi un anno fa.
“A gennaio ero di ritorno dall’Australia. Sono atterrato a Milano alle 6, il nonno era morto alle 4. Ho trovato mio padre in aeroporto e mi sono accorto che qualcosa non andava. Mio padre mi disse che il nonno non c’era più. In quel momento mi sono trattenuto poi, da solo, in camera, qualche lacrima è scesa“. A Torino, Sinner ha anche i genitori al suo angolo. Raramente, i due lo hanno seguito sul circuito. Ultimamente però lo fanno più spesso. Segno, ulteriore, che qualcosa è davvero cambiato