La stagione di Jannik Sinner è stata comunque eccezionale ma c’è qualcosa che a ripensarci gli fa davvero male
A modo suo, anche questa è una rivincita. Perché Jannik Sinner al Pala Alpitour di Torino c’era anche due anni fa, la sua prima vera stagione da big tra i professionisti. Ma in quelle Nitto ATP Finals era stato un convitato di pietra, in campo solo per i problemi muscolari che avevano fermato definitivamente Matteo Berrettini.
Una staffetta in chiave azzurra che è anche la storia delle loro ultime stagioni. Il romano fermato più volte propri quando poteva cambiare di nuovo marcia. E Jannik invece che dopo il cambio di staff tecnico, sotto le mani di Cahill e Vagnozzi, ha scalato l’ultimo gradino per diventare veramente grande.
Torino come un premio, da giocare però fino in fondo anche se la presenza massiccia del pubblico a suo favore potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Intanto però una vittoria l’ha già ottenuta aderendo alla campagna ‘Un Ace per la Ricerca‘: ogni suo servizio vincente frutterà una donazione alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo.
Poi le finali di Coppa Davis a Malaga per cancellare definitivamente le polemiche legate alla mancata partecipazione al girone di Bologna che ha portato l’Italia in Spagna. A fine mese sarà tempo di bilanci, anche per impostare la prossima stagione che comincerà presto in Australia a gennaio.
L’obiettivo è quello del primo Slam, nessuno lo nasconde anche perché Jannik ha dimostrato di avere le armi giuste per arrivare sino in fondo anche giocando tre su cinque. Ma la concorrenza è altissima e nel suo box lo sanno molto bene.
Sinner non l’ha dimenticato e ci sta male: la sua carriera poteva già essere molto diversa
Il primo a rendersi conto della, situazione, di tutto quello che sta già funzionando e dei settori in cui ancora migliorare, è proprio lui. Lo ha confessato in una lunga intervista a Sky Sport che è servita anche per fare un bilancio della stagione.
Molto onestamente il campione azzurro ha ammesso che, al momento, Carlos Alcaraz gli è superiore anche se il numero uno al mondo resta Nole Djokovic. Ma lo spagnolo ha già vinto due Slam e diversi Masters 1000, ottenendo quindi il massimo per un tennista.
Le partite con lui sono sempre speciali non solo per il fatto di essere entrambi giovani e quindi in prospettiva grandi rivali anche per i prossimi dieci anni. Sono speciali perché lo spagnolo gioca ad un ritmo talmente alto che non ti dà la possibilità di ragionare. Devi agire subito, avere un piano di gioco ben preciso in testa e metterlo in pratica.
Detto questo, però, nei confronti diretti Jannik è passato in vantaggio ed evidentemente il suo modo di giocare dà fastidio al murciano. Ma c’è una partita che non dimentica, quella che poteva già essere la svolta. Il quarto di finale allo US Open 2022, quel match point contro Alcaraz nel quarto set, il rovescio sprecato e poi la vittoria in rimonta dello spagnolo.
“Vorrei dimenticare quello che è già successo, ma è impossibile. Il match point contro Carlos mi ha fatto veramente male e mi sono servite diverse notti per recuperare. Quando senti che sei vicino e poi sbagli un rovescio, è difficile”. Solo un capitolo però in una storia che sarà ancora molto lunga.