Carlos Alcaraz ha confermato nel 2023 il suo enorme e sconfinato talento. Ma dopo il trionfo a Wimbledon il giovane spagnolo è calato vistosamente
Per tutti, appassionati e addetti ai lavori, è senza ombra di dubbio l’unico vero erede di Rafa Nadal. In realtà con il fuoriclasse di Manacor, Carlos Alcaraz ha in comune solo la nazionalità. Sono infatti entrambi spagnoli, ma il giovane murciano ha caratteristiche molto diverse dal suo modello di riferimento.
A soli vent’anni di età ha già conquistato una serie di tornei di alto livello che la stragrande maggioranza dei tennisti riesce a malapena a sognare in tutta la carriera. Nel 2022 il trionfo agli Open degli Stati Uniti e soprattutto, a luglio, scorso la grande impresa a Wimbledon dove ha sconfitto Novak Djokovic in una finale destinata ad entrare nella storia.
Ma proprio quella straordinaria vittoria sembra aver ottenuto l’effetto opposto a quello auspicato. Dopo la finale di Wimbledon, Carlos Alcaraz sembra essersi spento. Nervoso, distratto, nella seconda parte della stagione è sembrato la brutta copia del fuoriclasse ammirato fino alla metà di luglio. Nella tournée asiatica il giovane spagnolo ha incassato sconfitte pesanti e del tutto inattese.
Alcaraz, le ragioni della crisi per Wilander
E ora, alla vigilia degli ultimi grandi eventi del 2023, nessuno sa che Alcaraz vedremo in campo. Il Masters 1000 di Parigi-Bercy e soprattutto le Atp Finals di Torino ci daranno risposte concrete. C’è però un ex campione degli anni ottanta che sembra avere le idee chiare sui motivi di questo evidente e repentino calo di rendimento dello spagnolo.
Dal 1982 al 1989, Mats Wilander ha conquistato la bellezza di sette titoli del Grande Slam. Come Alcaraz è considerato l’erede di Nadal, a Wilander fu affibbiato il titolo di allievo prediletto di Bjorn Borg, svedese come lui. Un’investitura che al diretto interessato non è mai piaciuta.
In un’intervista rilasciata al portale Tennis365, il tre volte vincitore del Roland Garros ha spiegato le ragioni delle attuali difficoltà incontrate da Alcaraz: “Una delle sue grandi virtù è sempre stata la capacità di divertirsi in campo, mostrando un sorriso nei momenti di tensione. Nemmeno il grande Roger Federer lo faceva, neanch Nadal. Djokovic ogni tanto, ma non allo stesso modo“.
E quel sorriso adesso non c’è più: “Da quando ha vinto a Londra, ha perso questa caratteristica e lo si vede giocare molto più teso”. Carlos ha tutto il tempo per ritrovarla.. Gli avversari sono già avvisati.