A quasi trent’anni dal drammatico incidente di Imola emerge un clamoroso retroscena sulla morte di Ayrton Senna
Sono passati quasi 30 anni, ma nella mente di molti appassionati e protagonisti di quell’epoca è come se fosse soltanto ieri. Trent’anni dalla tragica scomparsa di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger, che spesso è dimenticato in quei ricordi. Non tutti sanno però che la storia della Formula 1 avrebbe potuto prendere una piega diversa.
Tutto è cominciato alle 14.17 del 1° maggio 1999, alla Curva Tamburello della pista di Imola. La Williams del campione brasiliano che si schianta contro il muretto, i soccorsi in pista e poi la corsa verso l’ospedale di Bologna. Il suo cuore resse poche ore e, in serata, è arrivato l’annuncio che nessuno avrebbe voluto ascoltare.
Un finale tragico per una carriera leggendaria che stava per prendere un’altra via, come ha raccontato qualche tempo fa Cesare Fiorio, allora direttore sportivo della Ferrari, a ‘Il Foglio’. Perché già nel 1990 la Ferrari aveva firmato un preaccordo con Senna che avrebbe dovuto correre con le Rosse nelle due stagioni successive, per una cifra vicina ai 10 miliardi di lire.
Una trattativa segretissima, poi non andata però in porto perché la Fiat, che all’epoca era di fatto proprietaria della Ferrari, scelse di confermare Alain Prost. Il francese, memore del passato, aveva posto un veto sul suo ex compagno di squadra in McLaren e così saltò tutto.
In realtà però, proprio nell’anno della sua morte, le due parti si erano avvicinate di nuovo per la stagione successiva. L’incidente di Imola ha spezzato invece il sogno di vedere il brasiliano su una Rossa e, per un curioso segno del destino, quel giorno vinse un giovane Michael Schumacher con la Benetton, che poi a Maranello avrebbe cominciato un ciclo trionfale.
Ayrton Senna, spunta un drammatico retroscena: poteva cambiare tutto
Il processo in tribunale a Bologna vide come imputati Frank Williams, come patron del team per cui correva Senna, ma anche Patrick Head e il progettista, un giovane Adrian Newey. Lo stesso ingegnere inglese che oggi è uno dei principali artefici della Red Bull RB 19 imbattibile con Max Verstappen.
Newey era stato assolto per prescrizione dell’eventuale reato e, negli anni successivi, ha sempre negato che la causa potesse essere la rottura del piantone dello sterzo. Secondo lui invece poteva essere la foratura lenta di una gomma a destra che, senza poter intervenire sulla monoposto, l’aveva fatto sbandare.
Recentemente lo stesso Newey, al podcast “Beyond the Grid”, è tornato a parlare di quella tragedia. Ha spiegato che, in effetti, per lui Senna era diventato una specie di nemico prima di arrivare alla Williams. Alla fine del ’93, però, era andato a visitare la fabbrica della Williams per informarsi sulla nuova monoposto e lì era cambiato tutto. Aveva fatto diverse domande sul nuovo progetto, era molto curioso e interessato.
Poi però in realtà alla prova della pista, quella monoposto non aveva reso come era nelle loro aspettative: “Uno dei miei più grandi rimpianti. A prescindere dalle cause dell’incidente di Imola, l’unica cosa da dire è che fosse aerodinamicamente instabile. E dopo la morte di Ayrton ho pensato di smettere. Se non si hanno questi pensieri e non ci si interroga dopo una simile tragedia, c’è qualcosa che non va”.
Alla fine però aveva tirato avanti perché sapeva che senza di lui, Frank Williams e Patrick Head, la Scuderia non avrebbe avuto un futuro. I rimpianti però sono rimasti.