L’ex leggenda del Milan alle prese con una situazione difficile: lo scoppio della guerra ha causato l’incredibile situazione attuale
Effetti collaterali di un conflitto assurdo. Conseguenze forse inevitabili nella vita di un uomo – perché Andriy Shevchenko, prima di essere un allenatore, è innanzitutto una delle personalità più eminenti dell’Ucraina – che vorrebbe tornare a fare quello che aveva intrapreso dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Ma che ancora non può fare. Il dovere di orgoglioso cttadino ucraino lo ha obbligatoriamente costretto a fare un passo indietro.
Sono passati ormai quasi due anni – era il gennaio del 2022 – da quando l’ex Pallone d’Oro fu sollevato dall’incarico di allenatore del Genoa. Con un ruolino fatto di una vittoria, tre pareggi e sette sconfitte nelle undici partite complessive, tra campionato e Coppa Italia, alla guida del Grifone, il tecnico fu esonerato. Rescindendo poi definitivamente il contratto giusto un anno fa, il 22 settembre del 2022.
Un anno, il 2022, iniziato come tutti gli altri. Ma che, dopo soli due mesi, ha visto lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, con la prima che ha invaso la seconda in vista della desiderata annessione di alcuni territori. L’invasione delle truppe di Putin ha sconvolto la vita e le abitudini della popolazione, con Shevchenko che si è da subito prodigato nel fornire il suo aiuto anche nella campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema.
Celebre, in occasione di uno dei Derby di Milano, la sua apparizione sui maxi schermi di San Siro con un messaggio, rimasto inascoltato, di stop alla guerra e alla barbarie della stessa.
Sheva tra presente e futuro: l’impegno dell’ex attaccante
L’ex giocatore di Dinamo Kiev, Milan e Chelsea è ormai da mesi attivo nel sociale, collaborando con la United Onlus al fine di permettere ai giovani atleti ucraini di poter comunque continuare a praticare sport. Shevchenko, come già sottolineato, si è attivato da subito nel contribuire al rilancio dello sport nel suo paese.
La Fondazione Milan e lo Shakthar Donetsk – il club attualmente più ricco del paese – lo stanno supportando nelle attività di ricostruzione delle strutture dedicate al calcio. Ma che fine ha fatto l’idea di allenare ad alti livelli? Magari replicando, da tecnico, le grandi imprese compiute da calciatore?
Per il momento tutto ciò è stato inevitabilmente messo da parte. Le urgenze del momento, nell’àmbito di un conflitto che dura ormai 19 mesi, impongono delle precise priorità. Sheva ha però recentemente dichiarato, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, di voler tornare su una panchina il prima possibile. Pur ammettendo che negli ultimi mesi il calcio non è stato tra i suoi pensieri principali, per usare un eufemismo.