Novak Djokovic è reduce dai trionfi in Coppa Davis e allo Us Open. Le sue dichiarazioni fanno sempre discutere
A trentasei anni Novak Djokovic sta attraversando una sorta di seconda giovinezza. Il fuoriclasse serbo, tornato numero uno del Ranking Atp, ha conquistato tre tornei su quattro del Grande Slam, perdendo solo in finale a Wimbledon al termine di un’autentica battaglia contro il fenomenale Carlos Alcaraz.
Il fuoriclasse belgradese però non si accontenta e si sta preparando per disputare un finale di stagione altrettanto esaltante con eventi di grande livello come le Atp Finals di Torino e la fase finale di Coppa Davis che disputerà con la sua Serbia.
Djokovic però non è solo il tennista più forte del mondo ma è anche uno dei più attenti a difendere gli interessi della sua categoria come dimostra la creazione di un nuovo sindacato giocatori, di cui proprio Nole è il presidente. La nascita di questa sorta di associazione dei tennisti ha subito sollevato polemiche.
“Un sindacato di una decina di miliardari“, è stato definito con toni sprezzanti qualche tempo fa da alcuni ex addetti ai lavori. Ma Djokovic non ha fatto alcun passi indietro, anzi. Il suo impegno in difesa di tanti suoi colleghi meno fortunati di lui si è fatto più intenso. Come dimostra la sua ultima dichiarazione rilasciata sui canali social della Professional Tennis Players Association.
Nel mirino c’è il settore delle scommesse che arricchisce gli organizzatori dei grandi tornei ma non i giocatori: “Non ha alcun senso vietare ai giocatori la possibilità di avere loghi delle aziende di scommesse sulle nostre maglie“.
L’affondo del campione slavo non si ferma qui, tutt’altro: “Trovo ancora più grave che i tennisti non possano ricevere almeno il 50% dei proventi che i tornei raccolgono dal mondo delle scommesse“.
La presa di posizione di Djokovic, in realtà, non è del tutto infondata, soprattutto se si mette a confronto il tennis con il mondo del calcio, in cui i giocatori non possono stringere accordi con le singole aziende ma ricevono compensi dalle proprie società che stipulano contratti con operatori di scommesse.
“Le scommesse sono legali e le aziende guadagnano centinaia di milioni di dollari dal tennis, ma i giocatori raccolgono solamente le briciole“. Schietto, diretto e senza fronzoli: è Djokovic.
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