Dopo mesi di discussioni, è arrivata la decisione definitiva: si è ritirato. Dalla prossima stagione non lo vedremo più in campo
Un ritiro quasi inevitabile, giunto dopo mesi di indagini interne terminate, quasi a sorpresa, per volere dello stesso soggetto investigato.
Eric Lewis, uno degli arbitri più longevi della lega cestistica d’Oltreoceano, si è ritirato dopo la vicenda che lo ha visto coinvolto. Il fischietto sarebbe stato il proprietario di un “burner account” – termine con il quale si indica un profilo social anonimo, con nome falso – su Twitter (oggi X) utilizzato per difendere le scelte arbitrali proprie e quelle dei suoi colleghi dalle critiche degli utenti.
Lewis è stato scoperto a maggio scorso dalla NBA, che a quel punto ha avviato un’investigazione volta a chiarire una volta per tutte la faccenda. Mesi di indagini risolte senza che la lega abbia preso una decisione, anticipata dalla scelta di ritirarsi dello stesso 52enne arbitro nativo di Daytona Beach, che alla fine ha optato per appendere il fischietto al chiodo definitivamente.
NBA, non solo Eric Lewis: c’è un precedente che riguarda un campione
Tutto era partito da una segnalazione da parte di due utenti dell’allora Twitter che avevano individuato un profilo che ricollegava a Eric Lewis. C’erano molti indizi che inducevano a pensare che fosse suo e alla fine sarebbe arrivata anche una conferma. Non del diretto interessato, però, bensì di suo fratello Mark Lewis, il quale, prima di dismettere l’account, si è assunto la colpa di tutta la vicenda.
Un polverone che quindi ha portato al “ritiro con effetto immediato” da parte di Eric Lewis, che lascia la NBA dopo 19 stagioni e oltre 1000 partite arbitrate, di cui 82 di playoff. L’ultimo match diretto è stato gara-1 delle finali di Conference che hanno visto confrontarsi sul parquet Denver Nuggets e Los Angeles Lakers. Dopo quell’incontro, sono state aperte le indagini che, di conseguenza, sono costate l’esclusione dalla serie dell’arbitro.
Lewis non è stato il primo ad essere interessato da una vicenda simile. In precedenza, infatti, era stato colto in flagrante anche Kevin Durant, il quale aveva creato diversi account, sempre su Twitter, per contrastare le offensive social da parte degli haters, ma anche per creare appositamente discussioni, anche accese, sulla piattaforma. Più recentemente, invece, avrebbe creato un nuovo burner account su Threads (una specie di Twitter di Meta) dando il compito ai suoi followers di scoprire qual è.