Il mondo della Formula 1 ha molte storie da raccontare, ma un grande protagonista solo oggi confessa come è cambiato tutto
Nessuno nel mondo della Formula 1 sa quale ruolo avrebbe potuto rivestire oggi Michael Schumacher. Non avremo mai una controprova e nessuno della sua famiglia ha mai svelato quali fossero i progetti del campione dopo aver smesso definitivamente con la Mercedes.
Ma sappiamo ad esempio che Alain Prost, nonostante i quattro Mondiali vinti come pilota, anche con scuderie diverse, al muretto ha fallito. Ci ha provato come costruttore, rilevando quella che era stata la Ligier. Poi come consulente della Renault che è poi è diventata Alpine, ma sempre con risultati modesti.
Restando in Francia, invece, Jean Todt, da giovane, aveva già dimostrato le sue grandi doti di organizzatore… come navigatore. Per diversi anni ha affiancato diversi piloti di rally, arrivando ad accompagnare anche grandi campioni come Hannu Mikkola, Timo Mäkinen e Guy Fréquelin.
Con quest’ultimo nel 1981 era diventato vicecampione del mondo piloti di rally (dietro alla Ford di Ari Vatanen) e Campione del mondo costruttori. Poi però ha scelto la Formula 1 e tutti sappiamo come è andata a finire.
Choc in Formula 1: la clamorosa confessione di un grande protagonista, così ha smesso
Flavio Briatore non ha mai gareggiato in nessuno sport motoristico, ma ha portato la Benetton e la Renault a vincere quattro Mondiali di F1. E Christian Horner, prima di dominare come team principal della Red Bull con Sebastian Vettel e oggi con Max Verstappen aveva corso nel campionato britannico di Formula Renault e poi in Formula 3 ma ha smesso anche lui presto.
Un discorso che lo accomuna ad uno dei suoi più grandi rivali di sempre. Perché anche Toto Wolff prima di diventare team principal e più di recente anche azionista della Mercedes in F1 è stato un buon pilota nelle serie minori.
Aveva cominciato nel 1992 a 20 anni nella Formula Ford austriaca e nel 1994 aveva vinto la 24 Ore del Nürburgring nella sua categoria. Poi nel 2002 aveva chiuso concluso al sesto posto il campionato mondiale FIA NGT, vincendo una gara.
Nulla però in confronto a quello che gli è riuscito dal 2013 in poi quando, insieme alla squadra anglo-tedesca e ai suoi piloti, è riuscito a dominare il Circus. Tutto quello che non gli era riuscito come pilota, lo ha ottenuto con gli interessi dal muretto.
Ma c’è stato un episodio che in realtà ha cambiato la sua vita, facendolo passare dalla carriera di onesto pilota a quella di manager. Lo ha rivelato lui stesso ad un podcast della BBC, ‘A Desert Island Discs’ della BBC. Nel 2009 aveva cercato di battere il record della pista sul vecchio tracciato del Nurburgring, quello più lungo.
Niki Lauda, austriaco come lui e che su quella pista era stato protagonista del suo terribile incidente, aveva provato a dissuaderlo senza molto successo. Lui era partito lo stesso e, dopo il primo giro, stava andando sotto il record, anche se non c’era un cronometraggio ufficiale.
Però sentiva che qualcosa nella macchina non andava e in effetti aveva ragione. “Sono andato a sbattere contro le barriere a 190 km/h, ribaltandomi più volte e fermandomi 350 metri dopo l’impatto”. I soccorsi lo hanno trovato riverso nell’erba dietro al guard-rail, ancora con il casco addosso. “Pensavo di essere morto. Non ricordo nulla dell’incidente, ma ho pensato: ‘Se finirà con una paralisi, sarà stata l’idea più stupida della mia vita’”.
In realtà gli esami in ospedale esclusero qualsiasi lesione al midollo spinale e così, dopo la grande paura, decise che non avrebbe più preso un volante in mano.