La cocente e precoce eliminazione nella kermesse più importante ha causato un vero terremoto in federazione: c’è un altro addio
Chi l’ha detto che il calcio femminile non abbia un seguito proporzionale all’impegno e alla bravura delle protagoniste in campo? Provate a chiederlo alla stampa spagnola e a tutte le migliaia di tifosi che hanno accolto la Nazionale delle Furie Rosse, di ritorno dalla vittoriosa e storica affermazione nella finale di Sidney contro l’Inghilterra.
E raccontatelo anche ad una delle grandi favorite della vigilia, la rappresentativa più blasonata da quando esistono queste competizioni, eliminata in regime di ottavi di finale dalla Svezia.
Stiamo ovviamente parlando della Nazionale statunitense di calcio, vincitrice delle ultime due edizioni dei Mondiali (2015 e 2019) prima di quella testè conclusa, nonchè prima classificata anche nel 1991 e nel 1999. Con siffatto blasone, sarebbe stato lecito aspettarsi un cammino diverso da parte delle calciatrici americane, che in patria godono di una popolarità pari almeno a quella dei colleghi maschi.
Invece la prematura uscita dalla kermesse mondiale ha generato un vero e proprio terremoto. L’addio del tecnico Vlatko Andonovski non è rimasto un caso isolato. Altre teste, per libera scelta, sono infatti cadute dopo la disfatta in terra australo-neozelandese.
“È stato un onore incredibile lavorare con le giocatrici, gli allenatori e lo staff per mantenerci al vertice del calcio femminile“, ha detto la 46enne Kate Markgraf, Direttice generale della squadra femminile di calcio, in un comunicato diffuso dalla Ussf.
Evidentemente, al pari di situazioni purtroppo già vissute anche dalla nostra rappresentativa dopo l’inaspettata uscita già nella fase a gironi, la debacle ha imposto delle serie riflessioni in tutto l’ambiente.
Certamente continuare a vincere – quello del 2023 sarebbe stato il terzo titolo mondiale consecutivo – era già impresa ardua. Ma essere eliminate alla prima fase ad eliminazione diretta no: questo è stato ritenuto veramente inaccettabile.
Comincia dunque un nuovo ciclo in seno al movimento femminile statunitense, che probabilmente subirà dei profondi cambiamenti. Il calcio in rosa dominato dalle atlete d’Oltreoceano fino a 4 anni fa sta cambiando velocemente: bisogna adeguarsi in fretta se non si vuole perdere il primato di nazione trainante del calcio femminile.
La crescita impetuosa della Spagna, le certezze della Francia, la solita presenza ad alti livelli di almeno una nazione scandinava rappresentano le nuove sfide da vincere per la rappresentativa a stelle e strisce. Tra 4 anni potremo eventualmente constatare se il processo di rinnovamento avrà dato i suoi frutti.
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