A distanza di molto tempo dal suo ritiro ufficiale emerge una nuova clamorosa verità su Michael Schumacher: nessuno lo poteva immaginare
Una carriera irripetibile, su questo concordano tutti. Perché prima di appendere il gancio al chiodo, Lewis Hamilton avrà ancora la possibilità di battere quel record e Max verstappen di avvicinarlo. Ma Michael Schumacher rimarrà per sempre nella storia della Formula 1 e nel cuore dei suoi tifosi, in Italia e nel mondo.
I titoli con la Benetton hanno aperto un ciclo, ma la vera leggenda è quello che ha costruito nei suoi undici anni al volante della Ferrari. Con la forza della pazienza, assieme ad un team che ha saputo mettere insieme tutti i migliori talenti al box, a cominciare da Jean Todt e Ross Brawn, è stato capace di risollevare le Rosse. E per cinque edizioni di fila, dal 2000 in poi, per gli altri non c’è stato spazio.
Tutto perfetto quindi? In realtà qualche ombra sul passato c’è e non tutti quelli che lo hanno conosciuto bene sono allineati con la massa. Come Rubens Barrichello, che dal 2000 al 2005 ha condiviso il box con il Kaiser.
Il brasiliano ha corso in tutti 326 Gran Premi e quasi un terzo (ben 102) sono stati al volante della Ferrari. Alcune vittorie, un secondo posto nel Mondiale ma anche qualche episodio discusso. Come quella decisione al box che gli ha portato via una meritatissima vittoria nel GP di Austria 2002 in quello che adesso è il red Bull Ring.
Schumacher era già nettamente in testa al Mondiale, in gara era alle sue spalle ma all’ultimo giro il brasiliano fu costretto a cedergli il passo. Una scelta fischiatissima dai tifosi, soprattutto quando i ferraristi sono saliti sul podio, e un rapporto incrinato anche se poi i due hanno chiarito.
Michael Schumacher, retroscena inedito: è accaduto alla Ferrari
A distanza di oltre vent’anni da quell’episodio, Rubens Barrichello al podcast ‘Beyond the Grid’ è tornato a parlare del rapporto con Michael Schumacher e con i colleghi dell’epoca. In generale, come ha spiegato, è sempre stato buono. Ma con il campione tedesco non ha mai fraternizzato. Erano solo due piloti Ferrari, non amici.
Il brasiliano ha spiegato che nel suo contratto non era specificamente scritto di non sfidare Michael in pista. In teoria potevano anche rivaleggiare, ma in pratica ha accettato alcune decisioni del box mentre su altre ha potuto sorvolare.
Però c’erano diverse cose che non gli andavano bene, perché si capiva chiaramente da quale parte tirasse il vento. “Spesso finivamo una riunione e poi ne iniziava un’altra solo con Michael. Alla fine si intuiva che la squadra era tutta per lui. Michael era più forte di me, senza dubbio. Ma lui era in Ferrari già dal 1996, aveva quattro anni di esperienza in più nel team, e Jean Todt lo considerava un figlio”.
Un rapporto fortissimo che dura ancora oggi, perché l’ex team principal della Ferrari è uno dei pochi ammesso a far visita al campione costretto a una complicata degenza nella sua villa in Svizzera. Barrichello invece quando ha chiuso quella parentesi ha voltato pagina, per sempre.