Anche a Wimbledon è riuscito ancora a stupire tutti gli addetti ai lavori. Il “paragone” è inequivocabile
Da due anni il tennis mondiale ha trovato il suo nuovo fenomeno, ormai indicato da tutti come erede dei Big Three e arrivato sui grandi palcoscenici proprio quando la loro era sta per terminare.
Stiamo parlando ovviamente di Carlos Alcaraz, che a soli 20 anni ha già vinto il suo primo Slam (US Open 2022) e ottenuto ben 11 titoli. In questa stagione, poi, ha collezionato 41 successi e quattro sole sconfitte, dimostrando di essere un giocatore completo e maturo nonostante la giovane età.
Completezza che, se vogliamo, è arrivata definitivamente quest’anno, con la vittoria del Queen’s, primo suo titolo sull’erba dopo essersi rivelato giocatore da cemento e terra battuta. Prima di questo suo trofeo, quasi nessuno ci avrebbe scommesso, ma a questo punto è chiaro che le sue intenzioni sono serie anche sulla superficie erbosa, come evidenziato, peraltro, dal suo cammino in questa 136esima edizione di Wimbledon.
Il percorso dello spagnolo è iniziato con la vittoria sul francese Chardy e poi è proseguito con i successi su Alexandre Muller e Nicolas Jarry, con quest’ultimo che si è preso un set, il primo concesso da Alcaraz.
Dopodiché, c’è stato il match con Matteo Berrettini, finalista nel 2021 e contro il quale Carlitos ha avuto qualche difficoltà. Pronti via e l’italiano è andato subito in vantaggio di un parziale sfruttando il suo servizio. Sembrava il preludio ad un’impresa del romano che tornava in campo all’All England Club dopo due anni di assenza e, invece, il numero uno del mondo ha reagito come meglio non poteva concedendo soltanto tre game in ognuno dei tre set seguenti.
Berrettini ha fatto il possibile per trovare una contromisura efficace al gioco avversario, ma il tennista iberico ha dato fondo a tutto il suo repertorio per non farsi sopraffare, soprattutto in risposta e nonostante le sue poche partite sull’erba. Un aspetto, quest’ultimo, ben evidenziato peraltro dalle parole del telecronista di Eurosport Dario Puppo intervenuto su Tennismania, rubrica di OA Sport.
“Ha già appreso rapidamente e gioca in maniera straordinaria su una superficie sul quale ha giocato poco – ha affermato –. Non so come fa, è un alieno“. E ancora: “È un modello anche fuori dal campo, ma non può essere il modello in campo perché è incredibile quello che fa. È quasi impossibile giocare così“.
Parole quelle di Puppo che Alcaraz ha ulteriormente confermato, battendo Rune in tre set nei quarti di finale. Venerdì, nella sua prima semifinale a Wimbledon, affronterà Daniil Medvedev, anche lui, per la prima volta, tra i migliori quattro dei Championship.
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