Il giovane talento spagnolo, reduce dalla sconfitta per crampi con Djokovic, fa i conti con un problema non del tutto nuovo
Ha ‘mollato‘ sul più bello. Aveva da poco pareggiato il conto dei set vinti strappando il secondo parziale a Novak Djokovic, in quella che per molti era la vera finale (anticipata) del Roland Garros. Carlos Alcaraz, numero uno del mondo fino al trionfo di Nole in finale con Ruud, ha fatto i conti con un problema che ai più è sembrato quasi inverosimile: i crampi. Strano, dopo soli due set e spiccioli.
Ancor più motivo di riflessioni il fatto che siano sopraggiunti su un atleta che fa del fisico, della grande resistenza, e della freschezza (non si hanno 20 anni tutti i giorni) i suoi punti di forza.
Eppure, è successo. Nonostante il medical time-out chiamato quando nemmeno poteva essere convocato il dottore – cosa che ha comportato, per lo spagnolo, la perdita a zero del successivo game, in cui sarebbe andato a battere – il nativo di Murcia si è trascinato fino alla fine del match senza però riuscire praticamente a muoversi.
Un problema non del tutto nuovo quello dei crampi per Carlitos, che già aveva sofferto del medesimo fastidio sia a Miami contro Sinner che agli Us Open del 2021 contro Stefanos Tsitsipas.
Barazzutti lancia l’allarme su Alcaraz
Sull’argomento, intervenuto ai microfoni di Oasport, ha parlato Corrado Barazzutti, ex tennista ed ex capitano di Coppa Davis dell’Italia, competizione che ha vinto nel 1976 insieme ad Adriano Panatta, Paolo Bertolucci e Antonio Zugarelli.
“Alcaraz ha manifestato una certa debolezza. Che un 20enne possa soffrire di crampi, dopo appena due set disputati, è abbastanza strano“, ha incalzato Barazzutti. “Non è la prima volta che lo spagnolo soffre di crampi. Secondo me è un aspetto che non va sottovalutato. Dovrà sicuramente rivedere qualcosa con il suo team“, ha concluso.
L’opinione di Barazzutti non è certo l’unica voce in questo senso all’interno del variegato mondo degli addetti ai lavori. C’è chi ha parlato di scarsa – o cattiva – idratazione. C’è chi ha fatto notare che facesse caldo – ma non caldissimo comunque – e che in ogni caso fossero passati solamente due set, con poco più di due ore, pause incluse, di durata del match.
Una delle caratteristriche del gioco, e del fisico, della giovane stella del circuito poi, è sempre stata la brillantezza praticamente intatta durante il 90-95% di tutti gli incontri. Anche di quelli che superano le 4 ore di gioco. Il mistero si infittisce. Fino alla prossima maratona in cui sarà impegnato il fenomeno spagnolo.