Tennis, duro sfogo contro le istituzioni: parole di fuoco quelle pronunciate per una storia che si trascina da mesi
Un incubo senza fine. Questo è quello che sta vivendo una delle tenniste di punta degli ultimi anni, un’atleta – assoluta leggenda nel suo paese – capace di vincere un titolo al Roland Garros (nel 2018) e uno a Wimbledon (nel 2019), risultando anche nel contempo la terza tennista all-time ad avere guadagnato di più dai montepremi offerti dalla WTA. Ovviamente dietro le inarrivabili sorelle Williams.
Parliamo di una tennista che ha sin da piccola cavalcato il sogno di essere una campionessa. Missione riuscita, anche a costo di operazioni – come quella fatta tanti anni fa per ridurre il suo seno, troppo abbondante per gareggiare ad alti livelli – dolorose dal punto di vista psicologico e non solo. Simona Halep non si è fermata davanti a nulla.
Ogni difficoltà, o presunta tale, è stata brillantemente superata dalla tennista romena, che però dallo scorso ottobre sta combattendo una battaglia che ancora non riesce a vincere: quella contro l’International Tennis Integrity Agency, l’ente che deve ancora giudicarla per un presunto caso di positività al doping che ne ha causato una sospensione forzata che dura ormai da oltre 7 mesi.
Ma facciamo un passo indietro, doveroso, per raccontare quanto accaduto. Nell’ottobre del 2022, la Halep viene fermata per la positività ad un farmaco proibito dall’Agenzia Mondiale Antidoping. Si tratta del Roxadustat, una sostanza che stimola la produzione di globuli rossi.
“A dicembre sono stata finalmente in grado di dimostrare che il lotto dell’integratore che stavo usando era stato contaminato. Questo ha causato il controllo positivo su di me. Ho chiesto, come da mio diritto, una rapida udienza: ma l’IT (ITIA) l’ha rinviata per tre volte. Negandomi il diritto di essere giudicata da un Tribunale Indipendente“, ha incalzato sul suo profilo Instagram la tennista romena che ha deciso di vuotare il sacco esasperata da ritardi che ne stanno compromettendo la carriera.
“Non solo stanno uccidendo la mia reputazione, ma anche la mia carriera da giocatrice professionista. E non parlo nemmeno delle conseguenze sulla mia salute mentale“, ha denunciato Simona che si sta giustamente preoccupando anche della perdita dei punti in classifica, gli stessi che non ha potuto difendere a causa dell’esclusione dai tornei del circuito.
Dopo 7 mesi Simona sta ancora aspettando di potersi difendere nelle sedi competenti. Se infine sarà giudicata innocente, forse potrebbe riuscire nell’intento di respingere con orgoglio la fastidiosa etichetta che qualcuno le ha provato ad affibbiarle in questi mesi. Maria Sharapova docet.
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