A distanza di tempo spunta una clamorosa verità sulla carriera di Michael Schumacher. A rivelarla, un ex pilota
Ci sono tre esistenze nella vita di Michael Schumacher. La prima è quella del campione che abbiamo conosciuto tutti e che milioni di tifosi hanno ammirato nel mondo.
Era partito dal nulla con la Jordan e ha cominciato a farsi conoscere nel Circus. Poi è arrivata la promozione con la Benetton e il doppio titolo mondiale guidato al muretto da Flavio Briatore. Questo gli ha aperto le porte della Ferrari ed è cominciata la sua leggenda.
Perché chi vince cinque titoli Piloti con una Rossa entra di diritto nella storia dell’automobilismo e undici anni a Maranello non si potranno mai cancellare. Al momento del suo addio sembra che fosse una scelta definitiva, ma in realtà è cominciata la sua seconda vita.
In silenzio per quattro anni, godendosi fama, soldi e popolarità. Ma non ha saputo resistere al richiamo del suo mondo perché in fondo chi è stato un pilota lo è per sempre. Così quando è arrivata la proposta della Mercedes, che si stava riaffacciando nel Mondiale e aveva bisogno della sua esperienza, si è gettato a capofitto nella nuova avventura.
Tre stagioni con molte difficoltà e un solo podio, quello di Valencia 2012 nel GP d’Europa. Poco per uno come lui che era abituato a scenari molto diversi. Ma se la Casa tedesca è tornata a dominare nelle stagioni successive è stato anche grazie ai suoi consigli.
La verità su Michael Schumacher: la differenza è molto chiara
Poi c’è la terza vita del campione, quella che lo vede coinvolto da quasi 10 anni. L’incidente sulle nevi di Méribel ha cambiato e stravolto tutto. Nei suoi programmi c’era l’idea di rimanere in F1 con un’altra veste, come consulente, seguendo anche la crescita di Mick che sognava di ripercorrere lo stesso percorso paterno.
Oggi invece è tutto diverso, ma i paragoni si sprecano. Perché se riavvolgiamo il nastro, nel suo ultimo podio in F1 a Valencia era in buona compagnia. Sul gradino più alto infatti c’era Fernando Alonso, primo davanti ai suoi tifosi con la Ferrari.
Quello stesso Alonso che oggi a 42 anni è ancora in pista con risultati grandiosi perché alla guida di una sorprendente Aston Martin. L’asturiano, un po’ come Schumi, si era allontanato dal mondo della Formula 1 anche se per motivi diversi. Nessuno sembrava volerlo più nonostante tutto quello che aveva ottenuto in carriera.
Da quando è tornato, però è stata una escalation, tutto il contrario di quello che è successo a Micheal. E chi li conosce bene, come David Coulthard, si è fatto un’idea dei motivi. Ne ha parlato al podcast Formula for Success spiegando che secondo lui Fernando ha sempre conservato uno spirito giovane e propositivo che lo ha aiutato a dare ulteriore longevità a una carriera già incredibile.
Per Coulthard, tuttavia, la vera differenza con Schumacher è un’altra. Essenzialmente Alonso, dopo il primo addio alla F1, ha continuato a gareggiare, alla Dakar, in Indycar, con i kart. Michael invece, stando all’ex pilota scozzese “ha smesso completamente di correre, poi ha avuto un incidente in moto prima di tornare in Formula 1, a tre anni dal suo addio. Era ancora una figura incredibile, ma semplicemente non era più bravo come un tempo”. E tutto questo ha fatto la differenza, anche se la mentalità da campione era la stessa.