Jannik Sinner come Dotothea Wierer: il giornalista non ha dubbi sul comune ‘destino’ dei due atleti italiani
Numero otto del mondo. Reduce da due semifinali e da una finale nei tornei del circuito Masters 1000. Una rivalità equilibrata – per lo meno a livello di scontri diretti, finora in pareggio dopo sei confronti – con Carlos Alcaraz. L’approvazione unanime di tutti gli addetti ai lavori ed ex glorie del tennis, che lo indicano come probabile futuro dominatore della scena mondiale assieme al citato fenomeno spagnolo.
Eppure regna ancora un certo scettisicmo intorno alla figura di Jannik Sinner, forse il talento più cristallino che il tennis italiano abbia prodotto negli ultimi 30 anni almeno.
L’insofferenza, che emerge dalle discussioni sui social, su una presunta inaffidabilità ad altissimi livelli del nativo di San Candidio, è sempre ricorrente. C’è chi è pronto sempre a sottolineare la fragilità fisica dell’altoatesino, chi profetizza che non vincerà mai uno Slam, chi lo ritiene incapace di essere costante durante l’anno su tutte le superfici, e infine chi lo mette dietro nella gerarchia dei possibili eredi di Federer, Nadal e Djokovic nel circuito ATP.
Molto spesso si ha la percezione che tali giudizi possano non solo dipendere dai gusti personali o da una diversa – e legittima, ci mancherebbe – preferenza tecnica per lo stesso Alcaraz o per Holger Rune (altro enfant prodige del tennis mondiale) o per Berrettini e Musetti, gli altri alfieri del movimento tricolore. Potrebbe essere dell’altro. Un qualcosa che il giornalista Dario Puppo, una dei telecronisti di Eurosport per il tennis e gli sport invernali, ha provato a spiegare ai microfoni di Sport 2u, la web tv di OA Sport.
“Sinner il tedeschino”: il duro giudizio sull’Italia
“L’Italia è divisiva, perché sono gli italiani ad esserlo. Sinner è divisivo per il suo cognome, come Dorothea Wierer: in alcune redazioni chiedono ‘ma cos’è, una birra?’'”, si chiede polemicamente Puppo. “Non è tanto simpatico il cognome non italiano, anche perché alcuni campioni del passato sbagliavano chiamandolo ‘il tedeschino, l’austriaco’: sono cose che fanno parte dell’ignoranza”, ha proseguito.
Il giornalista va a fondo nella sua interpretazione del perché Jannik sia penalizzato agli occhi del grande pubblico facendo notare come si possano preferire altri esponenti italiani del circuito, senza però per questo privarsi nel vedere un 21enne che sfida, e talvolta batte, i primi cinque, dieci giocatori del mondo.
Dario Puppo sottolinea infine che “Non abbiamo mai avuto giocatori come Sinner e Berrettini capaci di giocare su tutti le superfici. E poi c’è Musetti che incanta. Jannik è lì a lottare sempre coi big, Lorenzo può arrivarci. E mi auguro che torni Matteo“, ha concluso.