Soltanto dopo mesi, è arrivata la notizia della scomparsa di uno dei personaggi più discussi della storia del tennis
Negli anni Novanta, il tennis stava vivendo uno dei suoi periodi migliori. Da una parte, nel maschile, c’era la rivalità tra Pete Sampras e Andre Agassi, dall’altra, nel femminile, quella tra Monica Seles e Steffi Graf, che si contendevano le vittorie dei tornei più prestigiosi della stagione.
Ovviamente, c’erano anche tanti altri campioni e campionesse, ma le sfide che ci hanno regalato loro sono tuttora inserite tra le più belle e avvincenti di sempre. In palio, non c’erano soltanto titoli, ma anche il primato del ranking, in mano alla tedesca per ben 377 settimane stabilendo il record assoluto per il maggior numero di settimane trascorse al primo posto toccando quota 377 (superato da Novak Djokovic dopo la sua vittoria agli Australian Open di quest’anno).
La Seles, dal canto suo, fu fermata da un evento drammatico: subì un’aggressione mentre stava giocando un match del torneo di Amburgo di quell’anno. Un presunto fan della Graf, dopo averla pedinata per giorni, la colse di sorpresa alle spalle durante una pausa della partita pugnalandola alla schiena con un coltello di 23 centimetri. Ora, a quasi 30 anni esatti di distanza da quel drammatico episodio, è arrivata la notizia della morte dello stesso aggressore.
Si chiamava Gunter Parche colui che attentò all’incolumità della ex numero uno. A dare notizia della sua scomparsa è stata la Bild, che però ha anche scoperto che la sua morte risale addirittura all’agosto dell’anno scorso, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita in una casa di cura in Germania.
Come lui stesso ammise durante il processo per l’aggressione ai danni della Seles, Parche era un grande ammiratore della Graf e non sopportava l’idea che un’altra tennista potesse contenderle vittorie e primato della classifica. Perciò, decise di accoltellare la rivale, non per ucciderla, ma “soltanto”, come raccontò in seguito in tribunale, per impedirle di giocare a lungo.
La Seles, fortunatamente, non riportò ferite tali da metterla in pericolo di vita, ma quell’evento la traumatizzò così tanto da non voler più tornare a giocare un torneo in Germania. Ciò, però, non le impedì comunque di proseguire la carriera. Anche se non tornò più in cima al ranking, alla fine tornò a vincere uno Slam agli Australian Open del 1996 e altri 20 titoli del circuito Wta. Successi, questi, ai quali si aggiunsero anche una medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1996 e tre Fed Cup con la Nazionale degli Stati Uniti.
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