“È successo poco prima di morire”, tutta la verità su Senna: i suoi tantissimi tifosi sono ancora in lacrime per quei terribili momenti
Il campionissimo brasiliano ci lasciava il 1° maggio del 1994, dopo un gravissimo incidente alla curva del Tamburello, sul circuito di Imola. Una parte della sospensione anteriore della sua Williams si andò a conficcare a lato del casco.
Sono passati quasi 29 anni da quel tremendo 1° maggio, in cui il mondo della Formula 1 perse il suo eroe più grande. Ayrton Senna è ed è stato il pilota più amato di tutti i tempi, come sottolineato da un sondaggio promosso dal sito della F1 qualche tempo fa. Nessuno ha saputo trascinare un popolo come ha fatto lui, con un tifo da stadio che lo accompagnava in giro per il mondo. Tre titoli mondiali, ma sarebbero potuti diventare comodamente quattro proprio in quel 1994, con lo strapotere della Williams davvero incontrastabile.
La morte del brasiliano ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore dei tifosi brasiliani ma anche in quello di tutti gli appassionati del Motorsport. Sugli ultimi atti della sua vita, dopo il tragico incidente nella curva del Tamburello, sono state fatte inchieste, reportage, approfondimenti e quant’altro. Il piantone dello sterzo della sua vettura si ruppe proprio in concomitanza con il punto di corda e lo costrinse ad andare dritto contro i muretti.
Ayrton Senna, cosa è successo poco prima della morte: le sue ultime ore raccontate dal medico che lo ha assistito
A raccontare cosa avvenne subito dopo l’incidente e fino al trasporto in ospedale a Bologna, è stato uno dei medici che assistette Senna sino all’ultimo istante. Giovanni Gordini, 67 anni, all’epoca responsabile del 118 di Bologna e oggi direttore della Rianimazione e del Dipartimento emergenza, accompagnò il pilota brasiliano all’ospedale Maggiore e non lo lasciò mai solo.
“Ero in giro per il circuito. Mi ero diretto in tribuna centrale per controllare l’incidente tra JJ Lehto e Pedro Lamy alla partenza, dato che diversi detriti delle monoposto erano volati in tribuna, compresi alcuni pneumatici. Poi mi chiamano e mi dicono: “Senna, incidente Tamburello”. Così ho preso il mio motorino medico e mi sono diretto al Tamburello”.
“Sono arrivato qualche minuto dopo il medico della F1, Sid Watkins. Senna respirava ancora autonomamente ma era entrato in coma. Le manovre di rianimazione erano già iniziate, ma lui non dava nessun segnale di vita. Capimmo tutti subito la gravità della situazione e decidemmo di fare scendere l’elicottero in pista per trasportarlo d’urgenza all’ospedale Maggiore”.
Giovanni Gordini e l’ingresso in camera di Berger: cosa è successo quel 1° maggio 1994
Quando arrivarono a Bologna, le condizioni di Ayrton erano già disperate. Come riportato sulle colonne della Gazzetta dello Sport, Giovanni Gordini prosegue il suo racconto: “Lo Abbiamo portato nell’emergency room del pronto soccorso. Eravamo in 10 ad assisterlo. Dalle prime immagini abbiamo capito quanto la situazione fosse critica, la conferma l’abbiamo avuta poi con l’elettroencefalogramma: era piatto, il suo cervello non rispondeva agli stimoli elettrici“.
Di lì a poco non ci sarebbe stato più nulla da fare, se non constatarne il decesso.
Quello che colpì in particolar modo Gordini in quel frangente, fu l’ingresso nella camera d’ospedale di Senna dell’ex compagno di squadra Gerhard Berger, molto legato a lui.
“Mi fece impressione il fatto che è voluto a tutti i costi entrare per vedere un suo amico che stava morendo. Io riuscii a parlarci poco, era di poche parole, rimase muto e addolorato in disparte. Non aveva voglia di conversare, sapeva già cosa sarebbe successo“.