Daniil Medvedev tre trofei ATP consecutivi dopo la vittoria in finale a Dubai su Rublev, ammette di aver vissuto un pessimo momento prima della sua winning streak
La vittoria contro Andrey Rublev nella finale di Dubai con un doppio e secco 6-2 in nemmeno 70’ di gioco, ha confermato il momento straordinario di Daniil Medvedev che incassa così il suo terzo trofeo ATP consecutivo dopo quelli di Rotterdam – vittoria in finale su Sinner – e Dubai.
Ma Medvedev ammette che prima di questo strepitoso rush di 14 vittorie di fila il suo momento personale fosse davvero pessimo. Nella sua confessione Medvedev, al 18esimo trofeo in carriera e in procinto di scavalcare Rublev alla posizione numero #6 del ranking ATP, parla addirittura di un profondo senso di vergogna e di inadeguatezza che lo aveva colto subito dopo l’Australian Open.
Daniil Medvedev, la confessione
“Ci sono ancora molte cose di questo mestiere e di me stesso che fatico a capire – ha detto Medvedev – ma alla fine, probabilmente, come spesso mi consigliano alcuni amici e molti dei miei collaboratori, l’unica cosa è vivere l’attimo, lasciando scivolare via le sensazioni negative quando vivi i tuoi momenti peggiori”.
Dopo la brutta sconfitta subita contro Korda all’Australian Open, Medvedev ha confessato di essere completamente in crisi, incapace di analizzare lucidamente le sue prestazioni e il suo processo di gioco: “Confesso di essermi vergognato, perché quella contro Korda era stata una sconfitta talmente brutta e pesante, nella quale avevo giocato così male, da mettere in dubbio tutto me stesso e le mie prestazioni. In quei momenti diventa difficile ritrovare l’equilibrio e a volte ti aggrappi a qualsiasi cosa possa farti sentire un po’ meglio”.
“Come lo batto?”
Medvedev ha poi svelato un curioso retroscena. Il russo ha ammesso di avere chiesto aiuto a un giocatore russo, un connazionale, un collega del quale ha preferito non fare il nome: “Eravamo a Rotterdam e io nel primo turno dovevo affrontare lo spagnolo Davidovic Fokina. ero davvero in grande difficoltà emotiva. Ero appena uscito dalla Top 10 e soffrivo di una insicurezza terribile. Quindi ho fatto quello che farebbero molte altre persone: ho chiesto un consiglio. Sono andato da un mio collega e gli ho chiesto in modo molto semplice e diretto, ‘secondo te come faccio a batterlo?’. La sua risposta è stata un sorriso… mi ha detto che non avrei avuto bisogno di alcun aiuto né consiglio”.
Un consiglio negli spogliatoi
Un segreto di spogliatoio che Medvedev ha deciso di non rivelare completamente tenendo per sé il suo interlocutore. Anche se tutto fa pensare che questo episodio riguardi proprio Andrey Rublev, che a Rotterdam era con lui nel tabellone principale, unico russo insieme al qualificato Karatsev.
Ironia della sorte da quella partita Medvedev ha inanellato una serie di vittorie straordinarie che lo hanno portato ad alzare trofei consecutivamente. Rublev, invece, perse al primo turno contro De Minaur per uscire battuto anche nella finale di Doha dal collega e connazionale che ora lo ha scavalcato nella classifica ATP.
Medvedev indirettamente nelle sue parole sembra quasi ringraziare Rublev: “In questo sport non puoi davvero mai dare niente per scontato. Ora sono in cima al mondo, vivo un momento straordinario perché non mi era mai successo, nonostante avessi già conquistato sei finali consecutive di vincere tre tornei di fila. Però la pagina torna bianca, si azzera tutto. E se a Indian Wells dovessi di nuovo uscire sconfitto nei primi turni, potrei perdere di nuovo anche questa fiducia che mi sono conquistato”.