Marco Simoncelli, l’ultimo retroscena commuove i tifosi: purtroppo non lo ha mai fatto. Un particolare che riporta alla mente quella dannata tragedia
Sono passati più di 11 anni da quel maledetto 23 ottobre 2011, quando Marco Simoncelli perse la vita in un gravissimo incidente in Malesia. Proprio in questi giorni è tornato d’attualità il suo nome.
Circuito di Sepang, Malesia. Marco Simoncelli arrivava dal 2° posto di Philip Island, suo miglior risultato in MotoGP. La Honda del “58” era competitiva e la voglia di vincere era tanta. Sullo stesso tracciato aveva conquistato il titolo mondiale della 250 tre anni prima, nel 2008.
A 24 anni voleva centrare la prima vittoria in classe regina, e Sepang sembrava il luogo giusto.
Con la sua Honda del team Gresini era partito dal 5° posto in griglia, con una scelta azzardata ma che poteva portare frutti nel finale di gara: la gomma posteriore dura. Proprio la mancanza di grip al secondo giro, però, lo tradì, portandolo a perdere il controllo e a cadere nel punto più sbagliato. Alvaro Bautista e Nicky Hayden lo sfiorano passando all’interno della curva, Colin Edwards e Valentino Rossi non riescono a evitarlo e lo centrano in pieno, causandone la morte.
Un terribile ricordo che però non ha spezzato il lascito di energia e trasporto di quello che veniva considerato tra i piloti italiani più amati. Il padre, Paolo Simoncelli, ha deciso di fondare in suo onore un team in Moto3, e ancora oggi lo dirige con passione.
Il “SIC58” festeggia 10 anni e ha presentato nei giorni scorsi la propria moto per il 2023.
“Il riassunto del 2022 è purtroppo veloce. Speravo di raccogliere di più – ha spiegato Paolo – ma in questo sport i piloti fanno la differenza, anche se gli metti a disposizione un missile. Rossi è uscito dal letargo: ha il potenziale per vincere se volesse, quindi spero sia arrivato il suo momento. Fellon ha passato due anni con noi, ma il fatto di non essersi mai realmente fidato di noi gli ha complicato la vita. Infatti il risultato di tutto questo è stato zero sorpassi in due anni”.
Poi con la solita onestà aggiunge: “Quest’anno non disputeremo il CEV. La generazione di Pasini, Dovizioso e Simoncelli ha corso con le minimoto fino a 14 anni, salvo poi salire in sella alla 125 GP. Ora invece sento genitori dirmi che devono portare i figli in Spagna a quell’età, con il mental coach e tutto il resto: non fanno andare a scuola i figli per fargli fare i piloti. Si sono rimbecilliti, quindi ho detto basta con il CEV”.
“In quest’ultimo campionato abbiamo avuto Woight l’anno scorso: la sua forza di volontà dopo l’infortunio è stata ammirevole, ma dopo la wild card di Misano abbiamo capito che era solo un viziato”.
La presentazione del team, che vede impegnati i piloti Riccardo Rossi e Kaito Toba (nuova arrivato) è stata l’occasione anche per presentare un particolare legato a Marco Simoncelli.
Si perché alla presenza del padre Paolo è stato svelato il casco che Marco avrebbe utilizzato nella stagione 2012. Doveva essere l’anno dell’aggressione al titolo mondiale, considerando le difficoltà di Rossi con la Ducati e l’appannamento di Stoner con la Honda. Proprio la casa giapponese avrebbe consegnato una moto a tutti gli effetti ufficiale per Marco, con la speranza di vederlo competitivo ai massimi livelli.
La livrea del casco 2012 era resa speciale dalla solita presenza di una tigre stilizzata nel retro. Un segno dello spirito che il campione di Coriano non mancava mai di esprimere in ogni Gran Premio disputato.
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