Berrettini, sconfitto al primo turno dell’Australian Open, ha parlato di due particolari fattori che lo hanno sorpreso.
Non si può certo dire che il sorteggio fosse stato molto clemente, con Matteo Berrettini, alla vigilia dell’Australian Open. Il romano era apparso in grande spolvero, certamente, nella United Cup, e per questo c’era fiducia sul suo potenziale cammino a Melbourne, pur dovendo affrontare, all’esordio, un campione come Andy Murray.
Quest’ultimo aveva messo in guardia tutti, dicendo di sentirsi più pronto rispetto alla sconfitta patita dall’italiano qualche mese fa, allo US Open. Ed il campo, nella mattinata italiana di martedì, ha confermato quanto detto dallo scozzese, che si è preso un’importante rivincita sul numero 14 del mondo.
Berrettini ha pagato lo scotto nei primi due set, ma poi era riuscito a ribaltare l’inerzia della partita. Così tanto da arrivare anche, dopo aver pareggiato il conto, al match point sul 5-4 del quinto set. Sciupata quell’occasione con un pesante gratuito di rovescio, Murray si è posto imposto nel super tie-break con il punteggio finale di 6-3 6-3 4-6 6-7(7) 7-6(6).
Per la maniera in cui lo score si è materializzato, chiaramente, ci vorrà del tempo – per l’azzurro – per digerire la sconfitta. In conferenza dopo la partita, però, il semifinalista del 2022 si è mostrato molto lucido, rivolgendo parole al miele verso il proprio avversario.
Berrettini rende merito a Murray: “Incredibile, io ero pronto a condizioni diverse”
“Ho avuto un match point e, per me, ora è difficile per me parlare della partita per questo. Avrebbe potuto essere tutto diverso se l’avessi messa dentro. L’anno scorso ho vinto 7-6 nel quinto. Quest’anno l’ho perso lo stesso. Questo è il tennis“, ha ammesso con un po’ di amarezza il numero 1 d’Italia, tornando con la mente alla grande sfida dello scorso anno vinta contro Carlos Alcaraz.
Parlando dell’avversario, comunque, si è espresso con onestà, senza trovare scusanti: “Ha giocato meglio di me. Ero pronto per altre condizioni e due minuti prima tutto è cambiato. Personalmente penso che quando chiudono il tetto le condizioni siano molto lente. All’inizio era anche molto umido, e poi molto secco. La temperatura era molto alta e la palla volava molto Penso che Andy abbia gestito la situazione meglio di me“, ha chiarito.
“È incredibile quello che Andy è capace di fare dopo così tanti interventi chirurgici e tutti i chilometri che ha percorso nella sua vita. È stupendo. Mostra ciò che ama il gioco e questo tipo di incontri – ha dunque aggiunto Berrettini -. Si è mosso meglio e ha colpito meglio la palla. Ha servito molto bene e non è un segreto che abbia una delle migliori risposte del circuito“.
La fine di una striscia lunga (ed una nuova partenza)
Non avendo difeso il risultato raggiunto 12 mesi nel primo Slam dell’anno, Berrettini perderà ora 720 punti. E alla fine del torneo, purtroppo, si ritroverà per la prima volta dopo 154 settimane fuori dalla Top-20 della classifica ATP (la striscia era iniziata il 9 settembre 2019, con la semifinale raggiunta allo US Open).
Presto, però, l’azzurro potrà riscattarsi. Lo scorso anno, d’altronde, arrivò alla stagione sul cemento americano, tra cui il Masters 1000 di Indian Wells, in cattive condizioni fisiche, provvedendo poi all’intervento al polso che gli ha impedito di competere fino all’inizio della stagione sull’erba.