Un ex numero uno del mondo ha rivolto una dura critica al nuovo progetto del mondo del tennis: la frase non lascia dubbi.
Venerdì 13 uscirà finalmente su Netflix la prima parte del documentario Break Point, una serie nella quale vedremo una troupe seguire il circuito ATP e WTA, concentrandosi in particolare sul alcuni personaggi, durante alcuni dei tornei più importanti della stagione tennistica.
Una scelta, quella di ATP e WTA, con la produzione della famosa piattaforma, che rientra nell’idea di fare in modo che il tennis possa crescere, conquistando una fetta maggiore di appassionati. E, certamente, istaurando una narrazione attorno alle personalità più importanti del tour.
Una mossa che ha dato ragione alla Formula 1 ed al suo Drive To Survive, che ha contribuito ad aumentare la popolarità dello sport e ad assottigliare le distanze tra fan ed atleti. Non a caso, Break Point avrà gli stessi produttori della serie sul campionato automobilistico più famoso del mondo.
E c’è grande curiosità per quello che sarà il prodotto finale, in uscita appunto tra pochissime ore. Eppure, c’è chi ha già criticato la serie ancor prima della visione. L’ultimo della lista, ad esempio, è stato nientemeno che il tre volte campione Slam Andy Murray, che si è risentito per una ragione ben precisa e legata ad una vicenda che l’ha visto protagonista qualche anno fa.
Il chiaro riferimento è andato al documentario Resurfacing, che ha seguito da vicino il percorso di recupero dello scozzese dall’infortunio all’anca che l’aveva costretto anche anche ad un delicato intervento per l’inserimento della protesi. Alla vigilia dell’Australian Open 2019, molti lo ricorderanno, il tennista di Dunblane aveva d’altronde annunciato il ritiro, prima di ricorrere all’operazione.
Ed a suo dire, tra il documentario che lo riguardava direttamente, e quello in uscita su Netflix, c’è stata un’enorme (e per certi versi anche amara, dal suo punto di vista) disparità di trattamento. Lo ha detto, in maniera molto esplicita, commentando un articolo condiviso dal giornalista Stuart Fraser, che peraltro denuncia “mancanza di profondità” nella serie.
“È stato interessante vedere l’enorme volume di persone che seguivano i giocatori durante i tornei/slam – ha scritto l’ex numero 1 del mondo in un tweet –. Grandi troupe. Accesso consentito. Netto contrasto con quando il mio documentario è stato girato un paio di anni fa e Wimbledon e lo US Open non avrebbero potuto essere meno accomodanti“.
Nel frattempo, Murray si sta preparando all’Australian Open, torneo nel quale ha anche perso, tra il 2010 ed il 2016, ben cinque finali. Per Melbourne, non è riuscito nel suo obiettivo annunciato di arrivare ad occupare un posto tra le 32 teste di serie, dunque è a rischio nel sorteggio, potendo trovare da subito i top player sulla sua strada.
La stagione del trentacinquenne, peraltro, è iniziata con una sconfitta al primo turno nell’ATP 250 di Adelaide, rimediata contro il futuro finalista Sebastian Korda. Non ci sono indicazioni precise, quindi, sul suo stato a livello fisico, anche se Murray stesso ha detto di sentirsi bene, e pronto ad uno Slam che in passato gli ha regalato grandi gioie.
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