Un ex coach di Federer si è concesso una preziosa intervista svelando un dettaglio particolare sulle sessioni di allenamento dello svizzero.
In 24 anni di carriera, dal primo torneo professionistico nel 1998, fino al 2022, Roger Federer è riuscito incredibilmente a rimanere quasi sempre al top. Basti pensare che la sua ultima partita ufficiale valida per il ranking è stato il quarto di finale a Wimbledon del 2021, giocato ad un mese dal suo 40° compleanno.
Lavoro quotidiano, attitudine esemplare e passione per lo sport hanno fatto certamente la differenza. L’elvetico, d’altronde, è sempre stato un uomo capace di mettersi in discussione per poi uscirne come un giocatore migliore. È sempre stato, in fondo, un ragazzo esigente, con sé stesso e con tutti le persone che lo circondavano. Lo ha ricordato anche il suo ex coach, Paul Annacone, menzionando un “lato” di Federer che spesso non viene considerato, ma che tratteggia ancor meglio il suo carattere (e la sua ambizione).
Federer, il ricordo di Annacone è sorprendente: succedeva spesso
L’ex giocatore statunitense è stato dapprima storico coach di Pete Sampras e poi, dal 2010, lo ha chiamato al suo fianco il 20 volte campione Slam di Basilea Quest’ultimo, nel triennio insieme ad Annacone, è dunque riuscito a portare a casa non solo l’ultimo dei suoi sei titoli alle ATP Finals, nel 2011, ma anche il 7° degli otto titoli a Wimbledon.
Una collaborazione proficua, in cui entrambi si sono conosciuti al meglio. E questo permette ad Annacone di fare anche un paragone tra Federer e Sampras. L’americano di origine greca, infatti, viene descritto come una sorta di “mago”, in grado di processare ed immagazzinare informazioni alla velocità della luce.
Il campione rossocrociato, invece, “voleva essere istruito a fondo“, si legge nell’articolo di Tennis.com riguardo all’intervista di Annacone. E di conseguenza, con grande acume, Federer era addirittura in grado di mettere alla prova i dettami tattici del suo coach, che doveva a sua volta legittimarli. “Si conoscevano davvero bene”, ha detto dei suoi due ex allievi. Con una grande differenza: “Pete sapeva come voleva essere per raggiungere i suoi obiettivi, Roger sapeva come doveva essere“.
Insomma ne emerge un ritratto del fenomeno classe 1981 come un ragazzo ed un professionista pragmatico, che ha però costruito la sua leggenda anche con una grande qualità dal punto di vista umano. “Non ho mai visto un ragazzo più felice di essere su un campo da tennis”, ha chiarito Annacone.