Un particolare ricordo del padre Srdjan ha emozionato tutti i fan di Djokovic, che ha ricevuto un altro premio significativo.
Con uno Slam e le ATP Finals all’attivo (oltre ad altri tre titoli), Novak Djokovic ha chiuso il 2022 al numero 5 del mondo pur avendo saltato metà dei Major e dei Masters 1000 giocatisi. Il trionfo a Torino ha ribadito però il suo status di top player, presentandolo con un biglietto da visita straordinario all’Australian Open, che l’anno scorso non aveva potuto giocare a causa delle norme in merito alla vaccinazione contro il COVID-19.
Il suo 2023 partirà dall’ATP 250 di Adelaide. Prima, però, il serbo sarà a Dubai (dal 19 al 24 dicembre) per la World Tennis League, evento di esibizione a squadre. Le buone notizie, per l’anno solare che volge alla conclusione, non sono però finite, con Djokovic che ha ricevuto un altro premio importante per lui. Un’occasione in cui il padre Srdjan ne ha approfittato per elogiarlo ricordando un momento difficilissimo della sua vita.
Il campione di Belgrado è infatti legatissimo alla propria famiglia ed alla propria terra, pur vivendo oggi a Monte-Carlo. Molte volte, negli anni, l’ex numero 1 del mondo si è speso per la sua nazione, a livello tennistico e non solo, dicendosi orgoglioso delle proprie origini. Ed in patria, in effetti, è considerato come un vero eroe, come dimostrare l’accoglienza ricevuta dopo l’ultimo successo a Wimbledon, a luglio.
Per tutti questi motivi, ora Djokovic ha ricevuto il premio come “miglior ambasciatore della Serbia” per il 2022. Un riconoscimento dopo il quale il padre del tennista ha ricordato i duri momenti vissuti dal piccolo aspirante tennista quando viveva in patria. “Novak ha lavorato durante i bombardamenti e le sanzioni, la distruzione della Serbia e del popolo serbo”, ha detto Srdjan, tornando con la mente al periodo complicatissimo vissuto in patria nel corso degli anni Novanta.
“Ma non hanno ottenuto nulla” ha poi detto, con tanto orgoglio. “È risorto dalle ceneri che sono state versate su di noi. Non molliamo e siamo ancora vivi. Novak ha dimostrato che nulla è impossibile se lo vuoi davvero. Nei momenti più duri si è allenato sotto le bombe e non ha mollato, ha mostrato che non siamo una nazione genocida. Con il suo lavoro ed il suo impegno,” ha chiosato, “ha mostrato di provenire da una fantastica nazione, la nazione serba”.
Con la maglia della nazionale serba, Djokovic ha spessissimo giocato anche in Coppa Davis, risultando deciso nella conquista del titolo nel 2010. A casa, poi, ha quasi sempre giocato il torneo ATP di Belgrado, come accaduto nel 2011 e poi nel rinato torneo nelle ultime due stagioni. Per quest’anno non si hanno ancora certezze sulla sua presenza, ma è già ufficiale che la sede della competizione si sposterà a Banja Luka.
Fuori dal campo, inoltre, si è distinto per la sua filantropia, che l’ha portato ad operare in diversi ambiti con la sua Novak Djokovic Foundation. Nel 2014, ad esempio, aveva donato l’intero montepremi vinto al Masters 1000 di Roma per alcune popolazioni alluvionate in Serbia. Nel 2017, invece, ha aperto un ristorante per i più bisognosi, e negli ultimi anni è vicino invece ai più piccoli. Tra il 2019 ed il 2020 ha raccolto quasi 100mila dollari per alcune strutture scolastiche, in particolare scuole materne.
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