In passato era stato uno dei pochi tennisti in grado di competere alla pari con Sampras e Federer, oggi, invece,… “vive”.
Negli anni lo sport ci ha abituato a grandi sorprese, in ogni disciplina. Dal calcio al tennis capita spesso che la squadra o il giocatore più forte deludano le aspettative dei tifosi perdendo gare in cui ad avere la meglio è un outsider.
Del resto, questo è uno degli aspetti più belli dello sport, che non smette mai di stupire andando contro i pronostici della vigilia. Lo sa bene Pete Sampras, che nel 2000 perse una finale dello US Open per mano di un avversario appena 20enne, Marat Safin.
L’americano si era già guadagnato lo status di leggenda del tennis mondiale, avendo già vinto svariati titoli Slam. Il russo, invece, era entrato nel professionismo appena tre anni prima e, sebbene avesse già avuto modo di evidenziare il suo talento vincendo qualche titolo, quello che accadde a New York nell’estate del 2000 era qualcosa che in pochissimi si sarebbero aspettati.
Chi è il Tennista che sconfisse Sampras e Federer
Oltre ai vari Guardiola, Pozzi e Grosjean, Safin si concesse il lusso di superare agevolmente anche Juan Carlos Ferrero, a cui lasciò soli 5 game. Poi Kiefer, Todd Martin e il grande Pete Sampras. Contro lo statunitense, Marat si espresse a livelli forse mai visti, fino a prevalere in appena tre set (6-4, 6-3, 6-3). Un risultato nettissimo, a cui si dovette arrendere anche lo stesso Sampras, che dopo il match definì il suo avversario “fenomeno”.
“Questo fenomeno ha giocato un tennis che non conoscevo, mi ha sommerso, ha fatto quel che voleva con me, come non immaginavo, come non pensavo possibile“. Parole, queste dell’ex numero 1, che dunque confermano ulteriormente il livello raggiunto dall’allora giovane Safin. Nello stesso anno, sarebbero poi arrivati i successi di Tashkent, San Pietroburgo e Parigi-Bercy, che andarono ad aggiungersi a quelli di Barceellona, Maiorca, Canada e per l’appunto US Open.
Nello stesso anno, poi, grazie a tutti questi titoli, che gli valsero la sua miglior stagione di sempre, divenne il più giovane numero 1 di sempre (poi superato a Hewitt e Alcaraz). Purtroppo per lui, complice un carattere “particolare” e qualche infortunio di troppo, la sua carriera non è stata troppo esaltante, con numerosi addetti ai lavori che hanno persino iniziato a parlare di spreco di talento per il suo stile di vita non proprio di un professionista modello.
Nel frattempo, però, Safin, di tanto in tanto, tornava ad essere Safin, battendo, tra i tanti, Roger Federer, specialmente in una semifinale passata alla storia dell’Australian Open 2005, e Lleyton Hewitt in finale della stessa edizione dello Slam.
Una volta appesa la racchetta al chiodo, il russo si dedicò attivamente alla vita politica del suo Paese entrando nella Duma nel 2011. Poi, una parentesi anche da capitano della Nazionale russa per l’Atp Cup del 2020 con Khachanov e Medvedev in squadra e qualche evento tennistico. E ora? La risposta, che forse riassume al meglio la sua personalità, l’ha data lui stesso in una recente intervista a Sport.rsu: “Cosa faccio? Niente, non faccio niente. Io vivo“.
Fino a qualche tempo fa, l’ex tennista era molto attivo sui social, condividendo foto e immagini da posti per lo più esotici. Poi, è… sparito.