Non tutti sanno che Matteo Berrettini, prima di intraprendere la carriera da tennista, faceva… tutt’altro.
Il 2022 di Matteo Berrettini è stato caratterizzato da tanti alti e bassi, condizionato inevitabilmente dai vari infortuni che ha subito nell’arco di questi mesi. Una situazione complessa, la sua di quest’anno, che si è ripercossa anche in classifica, dove ha perso lo scettro di numero 1 d’Italia in favore di Jannik Sinner, nonché nella race, in cui non è riuscito a guadagnarsi un posto alle Nitto Atp Finals di Torino.
Ciononostante, ci sono diversi motivi per cui il romano può essere soddisfatto ed è quello che lo ha visto vincitore di due titoli, di Stoccarda e Queen’s, arrivati al rientro dopo l’intervento alla mano destra che lo ha tenuto fuori per ben tre mesi, e la varie finali che è riuscito a giocarsi nonostante i vari problemi fisici di questa stagione così tormentata.
Ora, c’è da risolvere l’infortunio al piede sinistro, rimediato all’Atp di Napoli scorso. L’obiettivo stavolta sarà quello di poter partecipare alle finali di Coppa Davis con la Nazionale azzurra. Lui ci spera, così come i suoi compagni di squadra e tutti i tifosi che sperano di poter contare su uno dei migliori giocatori del Paese. E dire che da piccolo non era così scontato che Matteo potesse diventare un tennista di così alto livello.
Matteo Berrettini, il retroscena che non sapevi
C’è infatti un retroscena che lo riguarda da vicino e che risale a quando era appena un bambino. Come tutti aveva le sue passioni e aveva iniziato ad approcciarsi allo sport praticando judo. Poi si buttò anche su nuoto e basket, ma del tennis ancora nessuna traccia.
A far cambiare strada a Matteo fu suo fratello minore Jacopo che aveva iniziato a giocarci prima di lui. Iniziarono con qualche scambio e dopo questa attività si trasformò in una vera e propria passione per il classe ’96 che iniziò a cimentarsi con la racchetta sempre più seriamente.
I primi risultati non fecero ben sperare. La svolta arrivò quando aveva 22 anni a Doha, suo primo torneo Atp della carriera. Da quel momento in poi, Berrettini avviò così un percorso sorprendente, maturando sia sul piano fisico che mentale. Oggi è quindi un “ragazzone” di 1 metro e 96 per 95 kg, finalista Slam e stabile nella parte alta del ranking, con la potenza come suo marchio distintivo, al punto da essere soprannominato “The Hammer”.