Ultim’ora, è morto ad appena 38 anni: sconvolto il mondo dello sport per la notizia che è arrivata poco fa.
Un altro lutto, l’ennesimo, scuote il mondo dello sport. Non si ferma la catena di morti illustri, di campioni che hanno fatto la storia della propria disciplina e che a causa di un malore improvviso se ne vano lasciando un vuoto quasi incolmabile. Da un anno e oltre a questa parte non c’è sport che non sia stato colpito da una tragedia inattesa.
Poche ore fa è il mondo delle arti marziali ad aver perso uno dei suoi maggiori interpreti, un campione autentico che ha avuto una carriera di altissimo livello. Un fuoriclasse che ha dovuto affrontare i fantasmi di una vita turbolenta come il suo soprannome, Rumble, e soprattutto durata troppo poco: è morto a soli 38 anni Anthony Johnson, fighter di punta di MMA.
Le famigerate arti marziale miste diventate estremamente popolari negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti. Una rara malattia del sistema immunitario ha letteralmente distrutto nel giro di qualche mese un grande combattente dal fisico quasi indistruttibile.
Quasi un metro e novanta per 93 chili di muscoli, questo era Anthony Johnson. A dare la notizia della sua scomparsa è stata direttamente Bellator, la promotion per cui era tornato a combattere dopo essere stato per anni una stella dell’UFC.
La UFC, Ultimate Fighting Championship, è un’organizzazione di arti marziali miste statunitense e la più importante a livello mondiale.
Oltre che per la potenza dei suoi straordinari colpi, Rumble Johnson era noto anche per la sua grande abilità nel taglio del peso, tanto che pur essendo un mediomassimo naturale è riuscito a combattere per buona parte della propria carriera anche nei pesi welter.
Nato in Georgia nel 1984, Anthony Johnson era nipote del grande campione di football americano Walter Payton e aveva cominciato a praticare la lotta libera di cui era diventato campione statunitense degli Junior College. Dopo qualche anno era poi passato alle arti marziali miste esordendo nel 2007 in UFC.
Nonostante la forza fisica fuori dal comune e una predisposizione naturale per la lotta libera, Johnson si è subito messo in mostra per la straordinaria potenza dei suoi pugni guadagnandosi il soprannome Rumble: un nomignolo quanto mai azzeccato, visto che spesso gli bastava un solo pugno per stendere l’avversario.
Il suo bilancio in carriera parla di 23 vittorie (di cui 17 per ko, appunto) e 6 sconfitte. Tra queste, le sue due grandi occasioni per diventare campione del mondo dei pesi leggeri, entrambe arrivate contro lo stesso avversario (Daniel Cormier) e con la stessa tecnica (rear naker choke). Dopo l’ultima, nel 2017, Johnson annunciò il suo ritiro per poi ripensarci tre anni dopo.
Messo sotto contratto da Bellator, a febbraio dell’anno scorso, tornò a combattere perdendo contro il brasiliano Azevedo da cui ha incassato il primo ko della carriera.
Già a gennaio Scott Coker, presidente di Bellator, aveva fatto capire che c’era qualcosa che non andava: “Non entro nel merito delle sue condizioni, ma deve solo pensare a stare in salute. Nella vita c’è molto più che combattere, e voglio che ne abbia una lunga e sana”.
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