Djokovic si è concesso un’intervista a La Stampa, parlando di come la sua figura viene percepita all’esterno e chiarendo dei concetti chiave.
Il 2022 di Novak Djokovic è stato un anno davvero unico nel suo genere. Il serbo, d’altronde, è stato chiamato ad avere la capacità di farsi trovare pronto pur giocando spesso a “periodi”, non potendo competere in tutti quei tornei che richiedevano la vaccinazione obbligatoria contro il COVID-19.
È certamente riuscito a togliersi grandi soddisfazioni, vincendo a Wimbledon e nel Masters 1000 di Roma, per poi qualificarsi anche alle ATP Finals. Per tutte le discussioni di cui sopra, soprattutto dopo gli avvenimenti che l’hanno tenuto lontano dall’Australian Open, tantissime sono state le discussioni sul suo conto. Eppure, in un’intervista a La Stampa, concessa proprio in occasione delle Finals, il serbo ha voluto rispondere alle critiche, smentendo una “cattiva abitudine” che in molti “haters” gli riconoscono.
Il campione di Belgrado è tornato a Torino sulle vicende che l’hanno tormentato a gennaio, influendo sulla percezione della sua figura all’esterno, nel bene e nel male: “Io mi sono espresso per la libertà di poter disporre del proprio corpo, e subito sono stato tacciato di essere un No-vax, cosa che non sono“, ha detto. “Se non fai parte di un certo modo di pensare, diventi subito il cattivo. Non va bene”.
In particolare, poi, Djokovic si è rivolto a coloro che vedono sempre ambiguità nei suoi comportamenti, sul campo e nel rapporto diretto con gli appassionati. “So che la gente a volte pensa che io sia finto,” ha affermato, “che faccio certe cose perché voglio essere amato. Non è così, io cerco solo di essere genuino. È una cosa che stiamo perdendo”.
Tutti punti sul quale spesso si è battuto, negli ultimi anni. Compreso quello della libertà di parola, che “oggi per me è un’illusione”, dice. In fondo, quanto accaduto in questa stagione ha sicuramente segnato anche il 21 volte Slam, che si sforza sempre di migliorare di fronte alle esperienze vissute. Così come continua a migliorare sul campo, dove anche quest’anno si è confermato tra i migliori al mondo, nonostante i tanti “intoppi”.
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