Adriano Panatta ha recentemente scritto un libro in cui parla dell’attuale momento del tennis azzurro elogiando due tennisti in particolare.
Chi c’era ancora si ricorderà dei trionfi di Adriano Panatta, semplicemente uno dei migliori tennisti italiani di sempre. Le sue vittorie lo portarono ben presto ad affermarsi nel circuito maschile come singolarista di altissimo livello, fino a raggiungere la top 5 del ranking Atp.
Tra i suoi successi ci fu anche quello della Coppa Davis del 1976 – lo stesso anno che lo vide trionfare a Roma e al Roland Garros – conquistata insieme a Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli e capitan Pietrangeli. Una vittoria, questa, che segnò l’apice del tennis azzurro maschile.
Ebbene, a distanza di 46 anni da quello storico traguardo, il movimento nostrano è tornato a rivivere un momento magico, con Jannik Sinner, Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti, Fabio Fognini e gli altri che hanno raggiunto risultati inimmaginabili almeno fino a qualche tempo fa.
Ed è di loro, con focus particolare sul romano e l’altoatesino, che parla lo stesso Panatta nel suo libro – scritto in collaborazione con Daniele Azzolini – dal titolo “Niente è impossibile. Berrettini e Sinner: la nuova età dell’Oro del tennis italiano“.
Adriano Panatta: “Fa venire il mal di testa agli avversari”
Già dalla sinossi del volume, si comprende tutta la stima dell’ex campione nei confronti di Jannik che a 21 anni è già considerato come uno dei migliori giocatori in circolazione a livello internazionale per qualità tecniche e forza mentale. “Sinner è prensile, trasformista, agile nei pensieri e pronto a cambiare direzione quando è il caso. Uno che sul campo non smette mai di stupire” le parole al miele di Panatta.
Dopodiché, si concentra sulle sue caratteristiche. “Ha un rovescio che ammalia per le direzioni che prende, un dritto pesante quando riesce a salirci sopra con tutto il peso e un ritmo negli scambi che fa venire il mal di testa agli avversari” si legge.
In definitiva, Panatta ne fa un quadro completo e razionale nel suo libro, focalizzandosi sugli aspetti del gioco di Jannik e anche di Matteo, di cui dice “Chi ha mai giocato in Italia un tennis alla Berrettini? Nessuno che io ricordi. E lo stesso vale per Sinner. Sono figli di un altro tennis“. E quindi, in definitiva, “Matteo e Jannik, con i colpi a loro disposizione, fanno male a chiunque…” la conclusione della sinossi di “Niente è impossibile“.