Il record di velocità per una battuta nel tennis risale al 2012: su di esso, in ogni caso, l’ATP nutre ancora oggi dei dubbi.
L’innovazione tecnologica ha cambiato il volto del tennis rispetto a quel che era diversi decenni fa. Le scarpe studiate fin nei minimi dei dettagli e una preparazione ugualmente curata, considerando anche diversi approcci e diverse scelte nell’alimentazione, sono tutti fattori che hanno contribuito ad allungare le carriere dei giocatori sul circuito.
A pesare più di ogni altra cosa, sull’aspetto tecnico, è però la racchetta. Sono infatti lontani anche i tempi delle racchette di legno. E se è vero che anche gli attrezzi aiutano a non sovraccaricare eccessivamente il corpo, allo stesso modo essi hanno cambiato il volto del gioco. Con le racchette di oggi, in particolare, si riesce a sprigionare una potenza davvero incredibile, e sin dalla battuta.
Questa, soprattutto per quanto riguarda i tennisti di una certa altezza, è difatti diventata un’arma letale. Col colpo d’inizio gioco, in effetti, si raggiungono delle velocità assolutamente straordinarie. Vedere oggi una battuta al di sopra dei 200 km/h è diventato naturale, e c’è chi riesce anche a spingersi facilmente oltre. Il record, nella storia del tennis, è stato siglato ormai 10 anni fa dall’australiano Sam Groth, anche sul suo primato ci sono ancora delle ombre.
Tennis, è di Groth la battuta più veloce del mondo: la verità sul suo record
L’australiano, classe 1987, si è ritirato nel 2018. In tutta la sua carriera, comunque, è rimasto uno dei servitori più potenti sul circuito ATP, tale da renderlo sempre pericoloso. Suo, fino a prova contraria, è in effetti anche il record per la battuta più veloce della storia del tennis, firmato al Challenger di Busan, in Corea del Sud, contro Uladzimir Ignatik.
Nel corso della partita, il conta-chilometri, su una delle battute di Groth, ha dunque fatto segnare la velocità incredibile di 263 km/h. Un numero mai più avvicinato che però, purtroppo per il trentacinquenne di Narrandera, non è mai stato riconosciuto ufficialmente dall’ATP. Quest’ultima, difatti, ha ritenuto inaffidabili gli strumenti per la misurazione della velocità al Challenger di Busan.
Una sorte uguale, per ironia della sorte, toccata anche al secondo servizio più veloce, quello di Albano Olivetti, che raggiunge i 257.5 km/h al Challenger di Bergamo del 2012. Ufficialmente, dunque, il servizio più veloce è quello che John Isner ha fatto segnare in Coppa Davis, nel 2016, contro Bernard Tomic. Quel giorno, la sua “botta” toccò i 253 km/h.