Roger Federer e Rafa Nadal sono molto amici oggi, ma in passato ci sarebbe stato qualche momento difficile tra loro.
La scorsa edizione della Laver Cup ha sancito la fine dell’era di Roger Federer. Dopo quasi 20 anni di carriera, 1251 vittorie e 103 titoli, di cui 20 Slam, lo svizzero ha appeso al chiodo la racchetta per iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
L’ultimo match lo ha visto protagonista insieme al suo amico-rivale di sempre Rafa Nadal, con il quale, però, non è riuscito ad imporsi sulla coppia statunitense formata da Sock e Tiafoe. Non è stato certo il risultato che si aspettavano alla vigilia tutti i suoi tifosi, ma del resto ciò che importava maggiormente era salutare al meglio tutti gli amici e colleghi del tennis nel miglior modo possibile.
E in questo la O2 Arena di Londra con gli spalti pieni di spettatori è stato il contesto perfetto per chiudere degnamente la sua carriera. Ma nella stessa serata c’è stato anche un momento che ha lasciato ai posteri una delle immagini più forti di ciò che dovrebbe essere lo sport: Roger e Rafa che si tengono la mano mentre sui loro visi scorrevano lacrime di commozione.
Tuttavia, tra i due campioni non è stato sempre tutto “rose e fiori”, specialmente agli inizi della loro rivalità. A ricordarlo è stato il noto giornalista americano Steve Flink nel podcast “Court-side with Beilinson Tennis“.
Flink su Federer-Nadal: “Ci sono stati momenti di imbarazzo”
“Ci sono stati momenti di inevitabile imbarazzo tra loro, come la finale di Roma del 2006, quando Roger pensava che Toni Nadal parlasse troppo” le parole di Flink. Tuttavia, lo stesso giornalista ha detto che quegli stessi momenti “sono stati superati molto facilmente e rapidamente“. Anche perché episodi simili non si sarebbero più ripresentati: “Quando si giocavano tre finali degli Open di Francia di fila e negli stessi anni la finale di Wimbledon, non c’è mai stato niente di simile“.
Quindi, secondo Flink, la stima e il rispetto reciproco che provano l’uno per l’altro è dovuto essenzialmente al fatto che entrambi avrebbero presto compreso la loro grandezza. “Come possiamo non rispettarci a vicenda quando ogni giocatore è abbastanza bravo da raggiungere la finale sulla superficie dell’altro?” ha aggiunto. Perciò, in definitiva, per lo statunitense il punto di svolta del loro rapporto sarebbe arrivato proprio a Roma 2006. “Credo che, in un certo senso, l’enorme rispetto reciproco che hanno l’uno per l’altro sia stato cementato in quel momento“.