Tutti la utilizzano, la colpiscono, alcune volte è maltrattata e altre è accarezzata dalla racchetta, ma com’è fatta una pallina da tennis?
Senza di loro il tennis non ci sarebbe e sono numerose le aziende che si occupano di produrle in quantità industriali. Si stima che per i tornei del Grande Slam vengano utilizzate oltre 70.000 palline mentre in un anno, un top brand come Wilson, ne produce tra i 75 e i 100 milioni.
Un numero, quest’ultimo, elevato, certo, ma necessario per far fronte all’altissima richiesta della domanda degli innumerevoli tornei che ogni stagione si disputano in ogni parte del mondo. Senza tralasciare la domanda proveniente dai vari circoli di tennis presenti in quasi ogni città d’Italia e degli altri Paesi, nonché quella dei clienti che hanno l’abitudine di dilettarsi spesso con la racchetta.
Insomma, la pallina da tennis è un oggetto così semplice nella forma, eppure fondamentale per un gioco che attrae milioni e milioni di persone di qualunque nazionalità che, in virtù della loro passione, si poterebbero chiedere: come vengono realizzate?
Come vengono realizzate le palline da tennis
Innanzitutto, partiamo col dire che ciascuna azienda ha la sua formula segreta per quanto concerne il mix di materiali che si trasformerà in pallina. Ma sappiamo con certezza che esse sono composte principalmente da una miscela di gomma, nerofumo, zolfo e altri additivi necessari a conferirle determinate caratteristiche.
Questa stessa miscela viene poi modellata a caldo in appositi stampi che le daranno la forma di una semisfera. Dopodiché, si passa all’incollaggio di due semisfere che formano la base sulla quale verranno applicati, sempre tramite colla, due strati di feltro (70% lana-30% fibre sintetiche).
Questo rivestimento, peraltro, è essenziale per la pallina stessa, senza il quale non potrebbe consentire un gioco regolare. Infatti, esso è indispensabile per permettere alla pallina di raggiungere velocità che, nel maschile, superano abbastanza facilmente i 200 km/h nel servizio.
Inoltre, lo stesso rivestimento di feltro consente alla pallina di rallentare sensibilmente la sua corsa, consentendo al ricevente di rispondere. Come se non bastasse, il feltro accentua altresì gli effetti che vengono impressi dai giocatori con la loro racchetta.
Le stesse palline, che hanno una determinata pressione, vengono prodotte in ambienti pressurizzati e infine inserite in tubi anch’essi pressurizzati che gli permettono di mantenere le loro caratteristiche.
Oggi le vediamo nel classico colore giallo acceso che consente ai tennisti di individuarla bene durante un incontro. Ma in passato si presentavano di colore bianco o nero.
Vale la pena aggiungere che le palline da tennis sono state classificate dalla federazione internazionale (ITF) in tre categorie: la type 1 che denota palline ad alta velocità, la type 2 a media velocità e la type 3 a bassa velocità. Ci sarebbe poi una quarta categoria, la high altitude, utilizzata nei tornei che si svolgono in località situate ad oltre 1.219 metri sul livello del mare. Questo perché la pressione della pallina è un aspetto fondamentale per il gioco ad alti livelli.