Nonostante appaia sempre sicuro di sé in campo, Nadal – sin da bambino – ha avuto molte paure: ancora oggi ha una vera fobie.
Al di fuori dei suoi successi, Rafael Nadal è conosciuto al mondo intero per lo strapotere fisico ha contraddistinto la sua ascesa nel mondo del tennis, per il suo look abbastanza anticonformista che lo ha visto indossare canotte, bandane e pinocchietti, stabilmente almeno fino al 2008.
A questo va sommato il suo linguaggio del corpo sempre positivo, l’atteggiamento che comunica una costante sicurezza in sé stesso, che mette in soggezione gli avversari, e gli permette ancora oggi di lottare anche nelle giornate meno brillanti. Non tutti sanno, però, che fuori dal campo da tennis lo spagnolo è un po’ diverso. E sin da piccolino, come racconta nella sua autobiografia di qualche anno fa, ha avuto ed ha diverse paure che lo accompagnano nella vita di tutti i giorni.
Nadal, tante paure da bambino ed una fobia che ancora resiste
Se in molti credono che l’aspetto più strano di Nadal siano i tic ed i rituali per ritrovare la giusta concentrazione sul campo, non tutti sanno che – nella vita di tutti i giorni – Nadal non è certo un cuor di leone. Ovviamente, con il tempo è cresciuto, ma da bambino c’erano delle cose che assolutamente non sopportava. Ha raccontato, infatti, di tremare spessissimo, quando vedeva i cani, ma non solo. Aveva timore, ad esempio, anche delle moto e dei fulmini.
La paura che resiste tutt’oggi, però, è una vera e propria fobia, quella dei ragni. Tutte le altre paiono essere scomparse. Compresa anche la più classica delle paure infantili: il buio. A volte, quando era in casa da solo, ha confessato, dormiva ad esempio accanto alla tv accesa. Una volta, inoltre, – saltata la corrente nel suo appartamento – chiamò addirittura la madre per lo spavento.
Debolezze che fanno parte del Nadal uomo, mentre in campo assume lui stesso le sembianze di una belva indomabile, continuamente animata dallo spirito competitivo. Una trasformazione necessaria, probabilmente, per diventare un campionissimo, concetti sulla quale suo zio Toni, storico allenatore, ha sempre insistito.