Dopo la sconfitta allo US Open, Matteo Berrettini guarda avanti programmando il suo prossimo impegno dopo quello della Coppa Davis.
È stata una stagione nordamericana priva di soddisfazioni per Matteo Berrettini che sui campi di Montreal, Cincinnati e New York ha faticato e non poco. L’azzurro si presentava al via come uno dei favoriti per vincere almeno uno dei tornei, ma in Canada e in Ohio si è fermato subito all’esordio.
A Flushing Meadows, invece, è andata decisamente meglio, spingendosi fino ai quarti di finale dello Slam. Ma alla fine è stato costretto ad arrendersi ad un ottimo Casper Ruud, che ha raggiunto la sua seconda finale di un Major in carriera nel giro di quattro mesi.
Questo rendimento consente al norvegese di puntare a diventare il nuovo numero 1 del ranking Atp, mentre per tornare nuovamente in top 10 della classifica entro la fine dell’anno, nonché di guadagnarsi un posto alle Finals di Torino, il tennista romano sarà costretto ad una grandissimo finale di stagione.
Ma Matteo ci spera ancora e ha già programmato quale sarà il suo primo impegno per ottenere punti utili dopo quello che lo vedrà protagonista con la Nazionale italiana a Bologna in Coppa Davis.
In particolare, Berrettini parteciperà all’Atp 250 di Firenze, nuovo torneo chiamato a rimpiazzare, insieme a quello di Napoli, l’Atp di Shanghai, alla terza cancellazione consecutiva dal calendario causa Covid. Pertanto, sarà un esordio assoluto sui campi del PalaWanny per il giocatore che peraltro è tifoso della Fiorentina.
La conferma ufficiale della sua presenza nel capoluogo toscano è arrivata dal suo mental coach Stefano Massari durante una recente intervista dove commentava la presenza del suo assistito in Coppa Davis che sarà, a suo dire, “una preparazione non solo fisica ma anche mentale per Matteo in vista dell’appuntamento di Firenze“.
Alle sue parole sono seguite anche quelle dell’assistant coach del 26enne, Marco Gulisano: “Sarà molto competitivo nel finale di stagione, Matteo sta bene fisicamente. La poca brillantezza di alcuni frangenti credo sia dovuta ai pochi match giocati fino a quel momento“.
Peraltro, lo stesso assistente allenatore ha elogiato Matteo per il bel percorso fatto a New York. “Per come era iniziata la trasferta negli USA, con qualche giorno di stop e le sconfitte nei primi due tornei, direi che arrivare fino in fondo ad uno Slam è un ottimo segnale” ha dichiarato. Poi aggiunge: “I quarti di un Major non sono mai un risultato banale, specialmente in una stagione dove ti hanno operato. Ci tengo a ricordare che ‘aprire’ la mano ad un tennista è forse la cosa più pericolosa da fare“.
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