Atp Cincinnati: dopo la vittoria su Stan Wawrinka, Andy Murray è stato sconfitto in tre set dal connazionale Cameron Norrie.
È fin qui un 2022 privo di soddisfazioni per Andy Murray, che sta facendo molta più fatica del previsto a ritrovare la sua miglior condizione. Contro Norrie, lo scozzese, a 35 anni e con un fisico che ormai non lo sostiene più come un tempo, ci ha provato, vincendo il primo set, ma negli altri due non è riuscito a prevalere sull’avversario perdendo l’incontro con il risultato finale di 6-3; 3-6; 4-6.
Peraltro, durante il match, l’ex numero 1 al mondo ha dovuto affrontare alcuni problemi di crampi che nelle ultime settimane si sono fatti sempre più insistenti, costandogli partite come queste.
D’altronde, la stagione americana su cemento non sta andando come previsto da Murray, che a Washington era uscito al primo turno contro Mikael Ymer. Stesso esito anche la sua partecipazione al Masters 1000 di Montreal, dove perse, sempre all’esordio, contro Taylor Fritz.
A Cincinnati, invece, era riuscito a superare il primo turno vincendo contro l’altro veterano del circuito maschile Stan Wawrinka, ma contro Norrie non ha potuto nulla. “In certi momenti credo di aver giocato molto bene, in altri no – l’analisi di Murray in conferenza stampa –. Forse la mia consistenza non è stata come avrei voluto fosse, ma a tratti ho giocato un buon tennis. Ho avuto diverse opportunità per vincere il match“.
Nella stessa occasione, Sir Andy Murray si è poi soffermato sul problema crampi, che, come ha ammesso, inizia a preoccuparlo non poco: “È una grande preoccupazione per me, qualcosa che devo affrontare e trovare una soluzione“.
Inoltre, ha poi parlato dell’ormai imminente ritiro di Serena Williams, anche lei uscita al primo turno a Cincinnati. “È ovviamente triste, ma poi succede a tutti i giocatori ad un certo punto – afferma –. Non ha giocato molto negli ultimi anni e quindi era qualcosa di prevedibile“.
“Quando senti la notizia, è sempre triste quando succede a grandi giocatori, ti aspetti che siano in grado di giocare per sempre, e quindi è quando si fermano è un giorno triste” ha detto ai cronisti.
“Si spera che nei prossimi giorni, la sua carriera venga ben celebrata e non che sia necessariamente un momento triste – spiega –, bensì è il momento di festeggiarla e celebrare tutto quello che ha fatto per lo sport, è stata immensa“.
Quasi inevitabile a questo punto parlare anche di quando arriverà il suo momento di ritirarsi. “È difficile – ha dichiarato –. Ovviamente quando ho avuto problemi qualche anno fa e non sapevo se sarei stato in grado di giocare, forse avevo sempre pensato di finire la mia carriera nel Regno Unito o cose simili“.
Il ricordo è andato poi a quella battaglia infinita di cinque set, poi persa, contro Bautista Agut al primo turno dell’Australian Open 2019: “Quando ho giocato quella partita contro Bautista, come dissi al mio team, se davvero non avessi potuto tornare a giocare, sarei stato più che felice che quella fosse stata la mia ultima partita“. Anche perché “ci fu un’atmosfera fantastica, è stata una grande partita“.
“Ho pensato a questo fino alla fine, fino a quando alla fine non riuscivo letteralmente a camminare, ho lasciato tutto in campo. Per me sarebbe andata bene se fosse finita così” ha ammesso.
“Credo che quando annunci il ritiro sia difficile anche sul piano psicologico – ha aggiunto –. C’è molta pressione, anche perché vuoi giocare bene e tutti, probabilmente, aggiungono molto stress sulla prestazione, anche solo l’intera situazione“. Perciò, in definitiva: “Quindi non lo so. Non lo so davvero ad essere onesti. Non so se annuncerei qualcosa o se mi fermerei e basta. Non lo so” ha concluso.
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