Alcune regole per la classifica ATP decadranno, cambiando la situazione proprio a ridosso dell’inizio dello US Open.
È stato un anno molto particolare, il 2022, per la classifica ATP. Una classifica che ha cambiato volto soprattutto dal momento in cui, a gennaio, Novak Djokovic non ha potuto difendere il titolo dello scorso anno all’Australian Open. A rimescolare le carte, poi, ha contribuito certamente la nuova ascesa di Rafael Nadal, insieme all’avvento in Top-10 di Carlos Alcaraz.
In ultimo, a rivoluzionare le cose è stata la scelta dell’ATP di non assegnare i punti a Wimbledon, pur facendo decadere quelli del 2021. Così ne hanno risentito in specialmente Djokovic, precipitato al numero 7 nonostante il titolo vinto nuovamente, e Matteo Berrettini, sceso al numero 15. Da questa settimana, però, c’è un altro cambiamento che è passato inosservato che influenzerà il ranking.
Ritorno al passato per la classifica ATP: cosa cambia per Berrettini e Sinner
Lunedì 15 agosto, infatti, la classifica ATP è tornata alla classica logica di calcolo basata sui risultati avvenuti esclusivamente nelle ultime 52 settimane. Un sistema che è tale dal 1973, anno di introduzione delle classifiche, e che era stato modificato a causa della pandemia da COVD-19, prima con un ranking totalmente congelato, poi con una tutela parziale dei punti risalenti al massimo fino al 2019.
Tali regole, pur decadute in concomitanza col Masters 1000 di Cincinnati, non influenzeranno però la classifica dei migliori giocatori al mondo, compresi Jannik Sinner e Matteo Berrettini, rimasti rispettivamente al numero 12 e 15 del mondo. Ed anche Daniil Medvedev non ne subirà particolari conseguenze, potendo difendere senza handicap il numero 1 dall’assalto di Rafael Nadal.