Novak Djokovic, ad oggi, non può partecipare ai tornei che si disputano in America, ma per Goran Ivanisevic “Sono tutte ca**ate”.
Il 2022 è finora un anno complicato per Novak Djokovic che, nonostante la vittoria di Wimbledon, sta trovando diverse difficoltà nel disputare tornei con regolarità. Tutto è iniziato a gennaio, quando fu trattenuto dalle autorità australiane impedendogli di giocare gli Australian Open per la sua tanto discussa posizione sul vaccino anti Covid.
Posizione che lo stesso Nole tuttora mantiene e che quindi non gli consente di poter entrare negli Stati Uniti, dove lo attenderebbero diversi tornei importanti tra cui Masters 1000 di Cincinnati e US Open. Inoltre, al momento, gli è vietato anche di entrare in Canada, dove la prossima settimana inizierà la Rogers Cup di Montreal.
Tuttavia, nonostante una situazione simile, il campione serbo non perde la speranza di poter partecipare quantomeno allo Slam di Flushing Meadows, dove in palio ci sarebbero 2.000 punti utili nella race per le Nitto Atp Finals di Torino, da cui al momento è fuori.
A questo proposito è intervenuto anche il suo allenatore Goran Ivanisevic che, in un’intervista a La Repubblica, non ci è andato leggero e ha definito la politica americana sui vaccini “tutte ca**ate”.
Djokovic, Ivanisevic: “C’è troppa politica nello sport”
Interpellato in merito dal quotidiano, il coach croato ha confermato che Djokovic farà di tutto per essere presente al main event della stagione su cemento. “C’è sempre speranza, Novak farà di tutto per esserci, magari con un visto speciale – ha affermato –. Ci sono però solo due settimane di tempo e, personalmente, ho zero speranze sul fatto che Biden cambierà le regole prima che inizi il torneo”.
“Per me sono tutte ca**ate senza senso: se sei vaccinato ma positivo puoi entrare negli Stati Uniti, ma se non sei vaccinato e negativo ti è vietato. C’è troppa politica nello sport” ha aggiunto senza troppi giri di parole.
Lo stesso Ivanisevic si è poi soffermato sul periodo complicato attraversato da Novak dopo l’episodio australiano. “Non ha mai pensato al ritiro, ma, se fosse successo ad un altro tennista, nel 90% dei casi avrebbe smesso – ha detto -. Però, Nole è combattente nato, oltre a essere un genio di questo sport”. E, in quanto genio, secondo l’ex tennista, e, il giocatore l’ha superata a sua modo: “A volte i geni sono un po’ strani e ha avuto bisogno di tempo per rielaborare qualcosa di grave come quanto accaduto in Australia”.
Dopodiché, ha confermato che per Nole è stato molto complicato riuscire a tornare in un perfetto stato mentale in seguito a quanto successo in Australia. “È stato difficile, anche perché, in quanto non vaccinato, fino all’ultimo non sapeva se gli era permesso giocare ovunque nel mondo – ha dichiarato –. A Montecarlo non era pronto, a Belgrado ha finito la benzina in finale, a Parigi ha incontrato Nadal che stava meglio di lui. La rinascita vera è iniziata a Roma”. Peraltro, quando ha visto Nole trionfare sul Centre Court dell’All England Club, “è stato un vero sollievo” ha ammesso.