È stato svelato un patto tra Musetti ed il suo coach, Tartarini: ulteriore segnale di un’unione che va oltre il rapporto professionale.
Lorenzo Musetti ha sempre definito il suo storico coach, Simone Tartarini, come un secondo padre. Per aver creduto in lui sin da piccolissimo, ma con grande umiltà. Le gioie sono arrivate a poco a poco, quando Musetti ha imparato che al talento va affiancato il duro lavoro quotidiano.
Che la base fosse buona, di un buono che è sopra la media, lo si era capito appena il carrarino aveva messo piede nei tornei di fama internazionale, come il Lemon Bowl (la prima volta, a 10 anni, vinse). Poi il circuito juniores, con una finale raggiunta allo US Open ed una vittoria all’Australian Open, appena tre anni fa.
L’anno dopo, nel 2020, il talento dell’azzurro è sbocciato anche a livello ATP, agli Internazionali d’Italia. Poi è servito un periodo di assestamento, con risultati di grande valore alternati a settimane meno buone. Fino ad Amburgo, la città in cui Lorenzo Musetti ha vinto il suo primo titolo nel circuito maggiore. Di strada, dall’inizio, ne ha fatta tantissima. In tutte le tappe, al suo fianco, c’è stato Tartarini. Che ha rivelato, oggi, di un patto particolare con il suo pupillo, da onorare dopo la vittoria nell’ATP 500 in Germania.
Com’è arrivata la vittoria ad Amburgo, Tartarini l’ha raccontato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, con frasi che sembrano retoriche, ma ben descrivono l’accaduto: “Ho pianto. Per me è stata una sorta di liberazione, con la soddisfazione di vedere che il percorso iniziato insieme ha raggiunto un punto di equilibrio. Ad Amburgo tutte le componenti, quella fisica, tecnica e mentale, si sono saldate insieme mostrando in pieno le qualità di Lorenzo”.
“Mi sento uno di famiglia”, ha detto l’allenatore, “con Lorenzo condivido tutto e parlo di tutto“. E per ora non c’è alcun bisogno di cambiamenti nel suo staff, mentre già si parlava di super coach (immaginando un percorso simile a quello di Jannik Sinner. “L’unica cosa che cambia è che sto diventando vecchio”, ha scherzato, “e non potrò seguirlo tutte le settimane: ogni tanto ci penserà Umberto Rianna“.
Intanto, però, c’è una promessa da onorare: “Avevamo un patto: quando avesse vinto il primo torneo, ci saremmo fatti lo stesso tatuaggio. E siccome a entrambi piace Ligabue, ci faremo tatuare il titolo di una sua canzone che rispecchia esattamente il momento che stiamo vivendo: Il meglio deve ancora venire“. Un titolo che suona come una promessa ulteriore. Perché Musetti non vuole fermarsi, scalando ancora le classifiche e regalandosi altre giornate come quella della scorsa domenica.
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