Non sempre uno spot pubblicitario ti fa sorridere: Maria Sharapova ha vissuto infatti un inconveniente che le ha creato grossi problemi.
Maria Sharapova, sin da quando era giovanissima, ha dovuto imparare a gestire l’incredibile popolarità arrivata dopo i primi successi. Sponsor, interviste ed impegni che l’hanno spesso distratta dal tennis, rendendole difficile la vita da professionista. D’altronde, quando vinse Wimbledon per la prima volta, nel 2004, aveva solo 17 anni.
Saper gestire la celebrità non è sempre facile, e fa parte degli aspetti meno piacevoli, per certi versi, una volta arrivati ai vertici del tennis. Ma per rimanervi, bisogna imparare a convivere con la nuova realtà. Non sempre, però, va tutto per il meglio, ed un aneddoto riguardo uno spot di Sharapova ne è la chiara dimostrazione.
Sono oramai passati più di due anni da quel 26 febbraio 2020, in cui l’ex numero uno WTA ha annunciato il ritiro. Ora si è dedicata alla famiglia, e dal compagno Alexander Gilkes ha anche avuto un figlio, nato proprio pochi giorni fa. Oggi, dunque, ha messo in disparte il tennis, ed ha più tempo libero. Spesso la si vede in alcuni festival, sempre bellissima, a ricordare a tutti come mai è divenuta un’icona anche fuori dal campo.
Quest’ultimo aspetto, però, le ha creato anche problemi. Lo ha ricordato anche un suo ex coach, lo statunitense Michael Joyce. “Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, ero quasi un fratello maggiore per lei”. Una tennista che, soprattutto dopo Wimbledon, è diventata quella con più sponsor al mondo, mettendola davanti ad alcuni obblighi che trascendevano la sua carriera.
Anzi, alcuni di questi le hanno messo anche i bastoni tra le ruote, ha confessato Joyce. In particolare, uno spot milionario di tanti anni fa, per uno shampoo: “Ha dovuto rigirarlo così tante volte che, il giorno dopo, non siamo nemmeno riusciti ad allenare il servizio“. Ma in fondo, la gestione degli impegni extra-campo della russa, ai tempi di Joyce, è stata perfetta: una partnership durata sette anni e condita da tre Major vinti.
Ci vuole uno sforzo collettivo, comprendente il coach ed il manager, per capire quando fermarsi, impedendo che gli obblighi con gli sponsor mettano il tennis in secondo piano. Il parallelo con Emma Raducanu, ad oggi, viene quasi spontaneo. Ed è importante – anche il business tennistico e gli spettatori – che un’atleta mantenga sempre ben salde le redini della propria carriera tra le mani.
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