La guerra in Ucraina continua con un numero di vittime civili altissimo, Medvedev e altri tennist russi vengono chiamati in causa per il loro silenzio
“Li ho guardati negli occhi, ho cercato di parlare con loro. Mi hanno evitato perché sapevano di essere dalla parte del torto. Spero solo che si vergognino e che la notte non dormano…”
Sono le parole di Sergiy Stakhovsky, 36 anni, tennista ucraino oggi fuori dal circuito internazionale. E si rivolgono ai colleghi russi di ATP e WTA cui lo legava un rapporto che andava al di là del tennis e delle competizioni.
Il tennis contro la guerra
Stakhovsky ha rivelato di essere andato al Roland Garros per incontrare uno per uno tutti i tennisti russi e invitarli a prendere coscienza del dramma della guerra in Ucraina che prosegue da ormai cinque mesi. Sergiy è uno dei tanti sportivi ‘di frontiera’. Ucraini che hanno due famiglie, una al di qua e una al di là del fronte.
Sua moglie, la splendida modella Anfisa Bulgakova è russa. Entrambi dal momento del conflitto sono impegnati in una incessante opera umanitaria di sostegno alle vittime del conflitto.
Medvedev, una delusione
Ospite di un evento benefico in Polonia al quale ha preso parte anche la tennista numero #1 del mondo Iga Swiatek, Stakhovsky si è detto ‘molto deluso’ dall’atteggiamento delle superstar russe del tennis. E in particolare da Daniil Medvedev che fino a questo momento non ha mai preso una posizione contraria al dramma che si è scatenato dopo l’invasione russa in Ucraina.
Medvedev, assente a Wimbledon dopo la decisione degli organizzatori di mettere sotto embargo tutti i tennisti russi e bielorussi, si era detto “infastidito” del fatto di dover competere sotto una bandiera neutrale. Che per altro non gli ha evitato l’esclusione allo slam londinese.
“Li volevo incontrare tutti, uno per uno – ha detto Sergiy Stakhovsky – con alcuni di loro ho anche parlato personalmente e mi hanno confidato di essere terrorizzati dall’idea del carcere per sé o i loro familiari se dovessero esprimere pareri critici nei confronti del Cremlino. Il fatto che bambini e innocenti muoiano a centinaia evidentemente non pesa. Mi chiedo come possano dormire la notte”.
“Kasatkina e Rublev, due eroi”
I rapporti umanitari parlano di 47mila vittime e 17 milioni di sfollati: “Fossi un tennista russo andrei in carcere ora, subito, se questo servisse a fermare il massacro o salvare anche solo una vita. A Parigi i tennisti russi, persone con cui ho giocato e mi sono allenato per una vita, mi evitavano non appena mi vedevano arrivare. Se ne andavano, si giravano dall’altra parte”.
A oggi solo Andrey Rublev e Daria Kasatkina hanno espresso forti critiche sulla guerra. Rublev, fin dal giorno dell’invasione, si è dichiarato “sconvolto e contrario all’ipotesi di una guerra” chiedendo alle armate del suo paese di “fermarsi e riflettere”.
Daria Kasatkina, che pochi giorni fa ha fatto outing, dichiarando la sua omosessualità e infrangendo un’altra legge russa che vieta qualsiasi promozione o dichiarazioni su rapporti gay o la promozione di posizioni LGBT, ha definito la guerra “un orrendo incubo”.
Stakhovsky ha definito Rublev e Kasatkina due veri eroi: “Si sono presi la responsabilità di parlare secondo coscienza, un atto eroico considerando quello che rischiano. Ma se ci fossero stati più atleti russi come loro, forse questa guerra non sarebbe nemmeno iniziata”.