In attesa della prima finale ATP di Lorenzo Musetti, abbiamo raccolto alcune curiosità sulla sua più grande passione dopo il tennis.
Dopo tre semifinali perse, Lorenzo Musetti ce l’ha fatta. Giocherà la prima finale della sua carriera nel prestigioso ATP 500 di Amburgo. In semifinale ha battuto – con un’altra grandiosa prestazione – l’argentino Francisco Cerundolo, arresosi con lo score di 6-3 7-6(3). Lorenzo ha avuto il costante controllo delle operazioni, patendo solo la tensione al momento di chiudere, sul 5-4 del secondo parziale.
Nel tie-break, però, la sua freschezza ha fatto la differenza, ed ora può godersi un traguardo davvero importante. A 20 anni e quattro mesi è il quarto italiano più giovane nell’Era Open ad arrivare in una finale. Un segnale della sua grandissima maturità, che si ritrova anche in alcuni gusti fuori dal campo, molto insoliti per un ragazzo nato dopo il Duemila.
Musetti, niente Playstation: qual è la sua più grande passione dopo il tennis
“Per me il tennis è tutto. Senza il tennis non potrei vivere, è il mio lavoro ma soprattutto la mia più grande passione“, ha raccontato a Sky Sport in un’intervista dello scorso anno, Lorenzo Musetti. E la carriera gli sta regalando enormi gioie, perché dopo un ottimo percorso nel circuito juniores sta continuando a fare progressi. Merito suo, ma anche di quello che considera come un secondo padre, il coach Simone Tartarini.
Ad avviarlo a tennis, però, era stato il padre Francesco, nello scantinato della nonna. Da piccolino, ha imparato ad amare la carica agonistica di Rafael Nadal, anche se il modello da seguire è diventato poi Roger Federer. Al padre, però, non deve solo la “scoperta” del gioco che ama, ma anche un’altra profonda passione: la musica. “Mi piace sentire tanto la vecchia musica anni Ottanta e Novanta, ma anche il rock. Mio padre è un appassionato di musica di quel periodo”, ha ricordato.
E con il padre, Musetti conserva anche alcuni divertenti a riguardo. “Cantavo ‘Con il nastro rosa’ di Lucio Battisti insieme a papà, sin da bambino”. Ma anche i Rolling Stones hanno influenzato il piccolo Lorenzo, soprattutto l’iconica “Gimme Shelter”, dall’album “Let it bleed” del 1969: “Arrivavamo a casa e ci fermavamo sempre a sentire questa canzone, poi ci chiamava mamma per sapere dove fossimo: noi eravamo nel parcheggio a sentirla, in macchina”.
Ha confessato anche di non amare i videogame, e di non possedere neanche una PlayStation. La musica gli tiene compagnia quasi sempre, anche quando deve scaldarsi. E per ritrovare la carica ascolta anche brani più “usuali” per ragazzi della sua età, tra i preferiti – per quanto riguarda il rap americano – c’è “In da Club” di 50 Cent.