Matteo Berrettini ha raccontato come ha vissuto la mancata partecipazione a Wimbledon e spiegato qual è il suo grande obiettivo.
La stagione su erba di Matteo Berrettini era iniziata come meglio non potesse andare, anche al di sopra delle aspettative dal momento che si era presentato a Stoccarda dopo tre mesi di stop a causa dell’intervento alla mano destra.
Le prestazioni offerte dal tennista romano in Germania e al Queen’s hanno dimostrato ancora una volta che era lui uno dei principali candidati alla finale di Wimbledon. Tuttavia, il Covid ha interrotto bruscamente il suo momento magico costringendolo alla sofferta decisione di rinunciare a scendere in campo contro Garin.
Adesso, però, si torna in campo in occasione dell’ATP 250 di Gstaad, già vinto nel 2018 sia nel singolare che nel doppio insieme all’altro azzurro Daniele Bracciali. Ebbene, di tutti questi temi ne ha parlato lo stesso Matteo in una videointervista con i principali media italiani.
“Quattro anni mi sembrano venticinque – ha esordito ricordando quella vittoria in Svizzera –. Ero qui senza allenatore all’epoca. Non mi aspettavo di giocare così bene, di vincere singolo e doppio“.
Quest’anno, quindi, ci sono tutti i presupposti per disputare un buon torneo: “Rispetto ad allora, il posto è rimasto identico, la palla viaggia come quattro anni fa. Io invece sono una persona diversa, non dico migliore o peggiore, ma evoluta“. Infatti: “Allora mi scoprivo partita dopo partita, ora ho un database e un’esperienza maggiore e so meglio ciò che affronterò” ha spiegato.
“È stato assurdo. Il mio team cercava di non sembrare troppo triste, mi sono aggrappato alla speranza di essere positivo prima e di poter negativizzarmi per la partita contro Garin. Ma così non è stato” ha dichiarato Berrettini, arrivato persino a pensare di “essere su ‘Scherzi a Parte’ o che ci fosse qualcosa o qualcuno che ci stesse maledicendo“.
Alla fine, però, ha cercato di guardare la situazione nel suo complesso, estrapolandone il lato positivo: “Nonostante la tristezza o la delusione, arrivavo da due settimane in cui non avrei potuto chiedere di meglio. Tornato dopo l’intervento alla mano sono riuscito a vincere due tornei“. E perciò: “Alla fine ho cercato di tornare da Londra con il ricordo positivo della vittoria al Queen’s e non con l’amaro in bocca per non aver giocato Wimbledon“.
Inoltre, il romano ha ammesso di non aver seguito in diretta tutte le partite dei Championships, preferendo serie tv e film, utili per distrarsi da un momento complicato. “Facevo fatica a guardare i primi giorni – ha affermato –. Certo, essendo tutto il giorno in camera con il telefono sempre con me, seguivo i risultati. Ho visto qualcosa verso la fine del torneo, però non sono un grandissimo appassionato di tornei quando non li gioco io“.
Dopo le ultime partite su terra rossa di quest’anno, per Berrettini e colleghi si aprirà la stagione americana su cemento, con i grandi appuntamenti di Masters 1000 e US Open dove ci sarà da guardare anche alla race verso le Nitto ATP Finals, suo vero obiettivo. “Vorrei fare bene nei due Masters 1000: in Canada non ho mai giocato, a Cincinnati non ho mai fatto grandi risultati. Dai prossimi tornei mi aspetto intanto di poterli giocare“.
“Ho tanta motivazione, rabbia agonistica per quello che un po’ mi è stato tolto quest’anno – ha poi aggiunto –. La stagione è ancora lunga e Torino rimane un obiettivo per tantissimi motivi“. Uno su tutti: “Mi sento di appartenere a quel livello, nonostante tutto sono ancora in corsa e voglio fare il meglio per arrivarci“.
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