Stefanos Tsitsipas, finalista al Roland Garros l’anno scorso, è uno dei giocatori più amati e discussi del circuito. Ma ha un segreto di cui parla raramente
Stefanos Tsitsipas, il tennista greco con la miglior classifica di sempre, attira l’attenzione dei tifosi per i capelli lunghi e per il tennis elegante. I risultati lo premiano. A 20 anni, nel 2019, ha trionfato alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, il torneo in programma a Milano con i migliori Under 21 del mondo.
L’anno successivo è diventato il più giovane campione delle Nitto ATP Finals, evento di fine anno con gli otto migliori della stagione, dai tempi di Lleyton Hewitt nel 2001. Nel 2021, a 22 anni, ha centrato la sua prima finale Slam al Roland Garros e toccato il best ranking di numero 3 del mondo.
Grande amante dei viaggi, abituato a riempire i suoi profili social con video auto-prodotti e frasi filosofiche, ha vinto otto titoli in carriera compresi i due trionfi al Masters 1000 di Montecarlo nelle ultime due stagioni.
Figlio di una tennista, Julia Salnikova, nipote del portiere di calcio della nazionale olimpica dell’URSS che vinse l’oro ai Giochi di Melbourne del 1956, Tsitsipas ha raccontato di essersi ispirato ai grandi campioni. Ha sempre sognato di diventare il numero 1. Per ora è “solo”, si fa per dire, il più giovane dei 29 tennisti che sono riusciti a battere almeno una volta Rafa Nadal, Roger Federer e Novak Djokovic.
Tsitsipas, la tragedia sfiorata: “Ho temuto di morire”
Il greco è un vero e proprio idolo dei tifosi. Eppure è sempre stato introverso. La passione per la tecnologia e i viaggi, quel passatempo che lo portava a passare ore nel suo mondo con la sua telecamera e i programmi di montaggio per i suoi video, lo ha forse isolato ancora di più.
Una volta entrato nel circuito, ha ammesso di aver cercato di stabilire nuove amicizie. Ma gli avversari, ha raccontato, non vogliono aprirsi. “Non vogliono essere tuoi amici perché temono che gli ruberai qualche segreto e lo userai in partita contro di loro” ha detto.
Il tennis è uno sport che abitua alla solitudine, che fa riflettere. Per certi versi è uno specchio dell’esistenza che in campo riflette umori e sensazioni, modi di essere e di vedere il mondo. Il campo rivela tutto, come una telecamera.
Il gioco di Tsitsipas, armonico e spettacolare ma a tratti inefficace, sospeso fra classicismo e modernità, forza muscolare e pensieri pesanti, racconta la storia di un giocatore precocemente ambizioso e altrettanto precocemente messo di fronte al pericolo estremo.
Nell’ottobre del 2016, infatti, Stefanos era andato a nuotare a Creta con un amico. Aveva compiuto 18 anni appena due mesi prima. Quel giorno di festa si è trasformato presto in un incubo. La corrente ha sorpreso infatti lui e il suo amico. Si sono sentiti impotenti, trascinati rapidamente al largo.
Tsitsipas ha pensato di morire ma suo padre Apostolos, che ora lo guida come coach onnipresente e discusso, ha salvato la vita a entrambi.
“E’ stato un eroe – ha raccontato in una delle puntate del suo vlog, il blog video. Ricordo ancora quanto quel giorno mi abbia cambiato psicologicamente. Quel giorno ho temuto di morire”.